La roccia-altare preistorica di Chianale, in Val Varaita Roberto D’Amico Erano gli anni ’80 dello scorso secolo quando scoprii la bellissima roccia con incisioni del Cumbal dell’Asino. Da allora, essa giustamente figura in tutte le mappe e gli opuscoli della Pro-Loco e del Comune di Pontechianale come elemento di interesse storico da visitare. Sono certamente fiero di aver contribuito a promuovere questo eccezionale reperto che fino alla pubblicazione del libro “Segni e Simboli in Val Varaita” era completamente ignorato. Ci sono tornato recentemente, dopo tantissimi anni, con un gruppo di amici e devo dire che l’emozione nel rivederloa è stata pari o superiore a quella provata più di quarant’anni fa. La salita, a causa dell’età, mi è sembrata più lunga e pesante di quanto ricordassi e avessi scritto nei miei libri... Devo dire che anche il ricordo visivo di quella roccia era diverso da come risulta...
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I Santi a sei dita di Pontechianale Roberto D’Amico Era il 1992 quando nelle pagine del mio libretto “Val Varaita Insolita” portai per la prima volta all’attenzione del pubblico uno strano dettaglio nascosto tra le montagne piemontesi: i santi con sei dita della Cappella di Santa Maria Maddalena, nella frazione omonima di Pontechianale, in provincia di Cuneo. Da allora, il mio nome è rimasto legato a questo piccolo enigma artistico. Eppure, all’epoca non feci nulla di sensazionale: mi limitai a raccontare solamente ciò che molti, fino ad allora, non avevano notato. Ho deciso di tornare a parlarne perché ho trovato una nuova chiave di lettura che, forse, può finalmente dare un senso a quelle dita in più. Si racconta che tra il XII e il XIII secolo, proprio dove oggi sorge la cappella, esistesse già un primitivo luogo di culto. Ma la prima notizia storica certa risale al 1603, quando Fra Stefan...
L’angelo dimenticato di Valgioie… Roberto D’Amico Palazzo Marchini, in origine “Villa Grondana, la splendida villa dove è oggi ospitato il Municipio di Giaveno, fu costruito dall’ aristocratica famiglia Molines, di origine spagnola, che lo abitò dal 1553 al 1901, quando l’ultimo erede della casata lo lascò in eredità al suo segretario Francesco Marchini. Da questi passò poi alla sorella, Maria Teresa Marchini, ultima della sua famiglia, che nel 1926 donò alla comunità il palazzo e il parco annesso. Nel porticato che abbellisce la facciata del palazzo si possono vedere il busto di Francesco Marchini e due targhe marmoree, una del 1788 che ricorda Re Vittorio Amedeo III e una del 1931 che ricorda la donazione di Maria Teresa. Pochi sanno, però, che sotto quel portico vi è anche un pezzo di storia valgioiese, un vero gioiello medievale di cui è giusto conservare memoria per le generazioni future. Si tratta, infatti, di un bellissimo frammento di affresco appartenut...

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