L’angelo dimenticato di Valgioie…
Roberto D’Amico
Palazzo Marchini, in origine
“Villa Grondana, la splendida
villa dove è oggi ospitato il Municipio di Giaveno, fu costruito dall’aristocratica
famiglia Molines, di
origine spagnola, che lo abitò dal 1553 al
1901, quando l’ultimo erede della casata lo lascò in eredità al suo segretario
Francesco Marchini. Da questi passò poi alla sorella, Maria Teresa Marchini,
ultima della sua famiglia, che nel 1926 donò alla comunità il palazzo e il
parco annesso.
Nel porticato che
abbellisce la facciata del palazzo si possono vedere il busto di Francesco
Marchini e due targhe marmoree, una del 1788 che ricorda Re Vittorio Amedeo III
e una del 1931 che ricorda la donazione di Maria Teresa.
Pochi sanno, però, che sotto quel portico vi
è anche un pezzo di storia valgioiese, un vero gioiello medievale di cui è giusto
conservare memoria per le generazioni future.
Si tratta, infatti, di un bellissimo frammento di affresco appartenuto alla cappella di San Rocco della Borgata Chiodrero i
Valgioie, costruita forse come ringraziamento per lo scampato contagio dalla
peste del 1635. Raffigura
un Angelo Annunziante, di pregevole fattura con capelli ramati sapientemente
acconciati, ali elegantemente semiaperte e una tunica dorata raffinata,
decorata con gigli stilizzati sovraimposti che sembrano essere stati aggiunti
successivamente. Possiamo
solo immaginare, dalla finezza della realizzazione, la bellezza dell’intero e perduto affresco che ne decorava la facciata attribuito al pittore Secondo Del Bosco di
Poirino.
Esiste una fotografia degli anni ’30 che ci
mostra la cappella al centro del paese, dove oggi vi è la cabina telefonica. Un
tempo accanto alla cappella esisteva anche un mulino alimentato dal rio San
Rocco che fu poi ricoperto e deviato e fatto scaricare più a valle nel rio
Orbana.
La cappella di San Rocco venne demolita nel 1933 per permettere l’allargamento della provinciale del Colle
Braida che allora era una stretta strada sterrata. Fortunatamente qualche mente
illuminata decise di salvare la parte di affresco migliore.
Per inserire il fatto in un contesto storico,
occorre ricordare che il 1° gennaio del 1928 il
Comune di Valgioie venne abolito e accorpato al Comune di Giaveno, che realizzò
nell’area valgioiese diverse opere. Insieme all’ampliamento della strada, ad
esempio, diede una nuova sistemazione al piazzale del Colle Braida, costruendovi
un parcheggio per cento autovetture e una fontana, che ancora oggi sorge
davanti alla chiesetta, captando le vicine sorgenti del rio Orbana.
Non si pensi, tuttavia, che l’abbattimento
della Cappella di San Rocco sia stata imposta senza riguardo dalla nuova
amministrazione. Nel prezioso libro di Alfredo Gerardi “Valgioie – 1295 1995 – settecento anni di storia”
leggiamo, infatti, che la demolizione avvenne “…con il consenso delle autorità
civili ed ecclesiastiche; l’angelo cinquecentesco della facciata veniva rimosso
con una tecnica di ribaltamento dal pittore Maurizio Guglielmino … dopo il
benestare della Sovraintendenza ai Monumenti del Piemonte.”
Maurizio Guglielmino “con
tecnica nuova” provvide alla rimozione e ribaltò il dipinto su un lastrone in
muratura che venne poi piazzato nella posizione attuale.
Consiglio a chi non avesse ancora avuto modo
di vedere questo prezioso reperto di fare una visita a Palazzo Marchini. Ne
vale certamente la pena.
La sua posizione è alquanto nascosta e, se
non se ne conosce la presenza, non è facilmente osservabile da chi transita nel
portico. Risulta poi evidente la poca considerazione e il dovuto rispetto che
viene prestata ad un’opera così rilevante della storia locale. Se è encomiabile che un vetro si stato messo
a sua protezione per salvaguardarlo da possibili danni, ma è deprimente vederlo
affiancato da un gruppo di vecchi contatori elettrici e con un cavo che gli è
stato addirittura posato sopra! Infine,
nessuna targa lo presenta e ne indica la provenienza.
Non voglio certo creare un caso politico, ma
forse il Comune di Valgioie potrebbe, non dico riprenderselo, ma almeno
contribuire ad una sua migliore sistemazione e pubblicizzazione. Magari
occupandosi intanto di far apporre una targa descrittiva e creandogli intorno
uno spazio ripulito dai contatori.
In un secondo tempo si potrebbe pensare, se
non alla rimozione, di farne fare una copia da sistemare in Valgioie.
Tanto per iniziare, sarebbe anche bello riprendere
in mano la storia della vecchia Cappella e cercarne negli archivi del comune,
della parrocchia e anche di privati, ulteriori informazioni storiche e testimonianze
fotografiche o disegni.
Se qualche lettore possedesse altri documenti
a riguardo, saremo lieti di pubblicarli su “La Gazza”. Ricordate che potete
anche inviarli sulla pagina Facebook “La Gazza Valgioiese”.
Bibliografia
-
Alfredo
Gerardi, “Valgioie 1295 - 1995 settecento
anni di storia”, Edizioni Enterprise, 1995
-
Angelo
Orlando, “Passeggiata tra piloni votivi e sentieri boscosi alla scoperta dei
tesori di Valgioie”, Alzani Editore, 2006.
-
https://scuolaguido.altervista.org/langelo-rubato-anzi-salvato/
Nota: articolo pubblicato su "La Gazza Valgioiese" luglio 2024
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