I conti di Piossasco, Cavalieri Ospitalieri
Roberto D’Amico
Molti anni fa, durante le mie ricerche sulla presenza dell’Ordine
Templare in Valle Varaita, andai a visitare la parrocchiale di Valmala, una
piccola valle laterale della Valle Varaita, in quanto avevo letto di una lapide
murata sopra il suo ingresso durante il restauro effettuato nel 1865 che menzionava
la chiesa come “antico
delubro dei Templari”.
Ad eccezione della breve parentesi napoleonica, Valmala era
rimasta sotto la giurisdizione dell'Ordine
di Malta fino al 1892, dunque, il restauro e la lapide erano stati realizzati o quanto meno autorizzati dall’Ordine.
Era evidente che sarebbe stato assai difficile che una simile asserzione sui
Templari venisse consentita senza una qualche documentazione certa in proposito
ed era proprio quella che volevo trovare.
Fino agli anni 2000 le insegne dei Cavalieri di Malta spiccavano ancora
dipinte sulla facciata della chiesa, ma durante successive ripitture non sono
state più rappresentate, chissà perché.
Ricordo
che durante la visita scoprii che i vari restauri effettuati dall’800 in poi
non avevano lasciato nulla di originale nella chiesa, tranne alcuni affreschi ed
un bellissimo fonte battesimale in pietra del '400, si dice della
scuola dei fratelli Zabreri, su cui spiccavano elegantemente scolpite le armi gentilizie dell'Ordine dei
Cavalieri di San Giovanni e dei Conti
Piossasco. Proprio questo reperto fu ciò che più rimase impresso nella mia
mente.
Se inizialmente il mio
intento primario era quello di scoprire indizi che potessero comprovare la
menzionata presenza templare, le mie ricerche si ampliarono per indagare su
quale fosse il motivo di quei due blasoni accostati.
Le ricerche successive, in un periodo
in cui le informazioni non erano così facilmente reperibili come oggi sul WEB, mi
permisero sia di confermare la presenza templare e sia di comprendere il legame
tra i nobili Piossasco e il Sovrano Militare Ordine Ospitaliero di San Giovanni
di Gerusalemme, di Rodi e di Malta, conosciuto anche più semplicemente come
Ordine Gerosolimitano, Ordine dei Cavalieri di San Giovanni o Ordine di Malta.
Il controllo da parte dell'Ordine dei
Cavalieri Templari del territorio di “Valle Mala” risale all’incirca al 1200 ma
fu sotto Ajmerico Del Vasto, cugino del governatore del Marchesato di Saluzzo,
Tommaso, che ne prese pieno possesso. Oltre a leggi, regole, usanze e abitudini
proprie, i Templari introdussero molte migliorie, tra le quali si ricordano
l’erpice, la ruota idraulica, l’allevamento delle trote, la produzione della
birra, la lavorazione di erbe officinali, e persino l’uso di cucchiaio,
bicchiere e tovagliolo e la bollitura dell’acqua per uso alimentare.
Alla dissoluzione dell’Ordine dei
cavalieri rosso crociati, a seguito della bolla di Clemente V, la Chiesa dette
ordine ovunque di trasferire tutti i beni templari all’Ordine Gerosolimitano.
In questo contesto, nel 1312, la Curia
vescovile di Torino nominò due commissari incaricati dell’esecuzione di
quell’ordine: il nobile Bonifacio da Virle e, successivamente, il conte
Federico di Piossasco, entrambi Cavalieri dell'Ordine.
Di Federico sappiamo che era uomo al
servizio del Marchese di Saluzzo e che nel 1302 era Precettore dell’Ordine in
Candiolo. Non è difficile immaginare che il compito gli venne affidato proprio
grazie a questa sua doppia appartenenza.
L’incarico della Curia si concluse con
un atto del 4 dicembre 1320 che segnò il tramonto definitivo dell'epoca dei
Cavalieri Templari anche a Valmala.
Il passaggio dalla gestione templare a
quella dell’Ordine Gerosolimitano non fu traumatico, probabilmente a causa
delle capacità diplomatiche dei dignitari del Tempio e del loro stretto
rapporto con la corte del Marchesato.
Non fu certo per caso che nel gennaio
del 1321 al feudo vacante di Valmala venne designato come Precettore proprio frà
Federico di Piossasco, il “liquidatore” dei Templari e dei loro beni. Tra l’altro, fu proprio durante quel
periodo di transizione che avvenne il cambio di dedica della chiesa da Santa
Maria, tipicamente Templare, a San Giovanni
Battista.
Nel 1400, a Federico succedette Pietro Gaspardo, un
Piossasco-Airasca, anch’esso appartenente all’Ordine, Commendatore e Procuratore
del Gran Priore di Candiolo. Fu proprio lui che nel 1463 commissionò il fonte
battesimale della chiesa con l’insegna
nobiliare de nove merli.
All'inizio del XVI secolo, con Melchiorre da Piossasco si
concluse il dominio della dinastia dei Piossasco su Valle Mala.
La
scoperta di molti membri della nobile famiglia dei Piossasco nell’Ordine di San
Giovanni mi colse di sorpresa e mi spinse ad allargare ulteriormente le indagini.
I
risultati andarono al di là di ogni mia aspettativa, confermando, in effetti,
che i Piossasco si erano affermati
nell'Ordine come nessun'altra famiglia della nobiltà italiana riuscì mai a
fare.
Il capostipite della dinastia di
probabile ascendenza longobarda, Merlo, nel 1090 aveva ricevuto la castellania
di Piossasco dalla marchesa Adelaide di Savoia. Tra il 1096 e il 1099, divenne
celebre partecipando alla prima Crociata e le cronache lo ricordano come
ammiraglio di Rodi con il suo stemma, uno stendardo recante un merlo nero in
campo bianco.
I suoi numerosi discendenti formarono
rami distinti della famiglia che nei secoli XII-XIII-XIV furono spesso in
disputa tra di loro. Questi vari Piossasco ricorrendo ad acquisti da altri
proprietari, ma anche con violenza ed usurpazioni, allargarono il loro dominio
su una larga parte del Piemonte e, sotto i Savoia, ai quali si alla fine si
assoggettarono, divennero una delle quattro più importanti casate nobiliari pimontesi.
Furono Conti di Piossasco, Airasca, Volvera, None, Scalenghe, Castagnole,
Rivalta, Bardassano, Mallere, Ormea; Signori
di Baldissero, Beinasco, Bicocca, Castelnuovo di Ceva, Cavour, Cercenasco,
Envie, Montezemolo, Paesana, Piobesi, Priero, Reano, Sale Langhe, Sangano, S.
Dalmazzo, Vigone, Virle; Consignori
di Alpignano, Bruino, Campiglione, Castelvecchio, Cavallerleone, Ceva, Cumiana,
Parpaglia, Priola, Testona.
Verso il 1340 i vari rami della
famiglia ratificarono la pace tra di loro e modificarono il blasone inserendo
nove merli senza becco e senza zampe con artigli a simboleggiare che i
firmatari del trattato non avevano più intenzione di lottare. Di questo
particolare stemma esiste un bellissimo esempio con la scritta “Piossasco
d’Airasca 1370” nel Castello Roero di Monticello d’Alba.
Per quanto riguarda il rapporto tra i conti di
Piossasco e l’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni, la prima testimonianza
risale al 1302 quando il Gran Maestro inviò a due alti dignitari della famiglia
una richiesta di attestazione dell’origine nobiliare, necessaria per l’ammissione
all’Ordine di un giovane rampollo della stessa casata. È interessante notare
che i destinatari erano già due figure ai vertici dell’Ordine: uno era Priore
di Messina, l’altro di Cipro.
In Italia, o meglio nella “Lingua d’Italia”, come si soleva
definirla, le Precettorie gerosolimitane erano raccolte in sette Priorati le
cui sedi erano ad Asti, Venezia, Pisa, Roma, Messina, Capua e Barletta.
La chiesa di San Pietro di Consavia in
Asti (parte del Complesso di San Pietro, oggi uno dei Musei di Asti) fu ceduta
all’Ordine Giovannita nel 1169 divenendo la sede del Priorato di Lombardia ad
opera del Priore fra’ Giorgio di Valperga. Chiamata la Rotonda per la sua
architettura, questa stupenda chiesa a pianta
centrale, ispirata appunto a quella del Santo Sepolcro, comprende un ambulacro
con otto colonne inscritto all’interno di un perimetro murario circolare.
Nel Priorato di Asti, dal quale dipendevano oltre una sessantina
di Ospedali e Precettorie tra Piemonte,
Liguria, Lombardia ed Emilia, i Piossasco, giocando in casa, riuscirono
ad occupare quasi in modo continuativo per oltre due secoli la carica più
importante, come si evince dall’elenco dei Priori:
1356 - fra' Federico Piossasco
d'Airasca
1435 - fra' Giorgio Piossasco,
1480 - fra' Merlo Piossasco,
1498 - fra' Lodovico Piossasco
1502 - fra' Ercole Piossasco di None
1513 - fra' Bernardino Piossasco
d'Airasca
Fra’ Giorgio Piossasco è anche ricordato per essere stato uno dei
firmatari del trattato del 1479 con il quale l’Ordine di San Giovanni incorporò
l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro con i suoi cospicui beni e per aver voluto
che in questo tempio venisse sepolto il suo consanguineo Giovanni,
anch’egli Cavaliere Gerosolimitano, di cui è tuttora possibile vedere la lapide
mortuaria.
L’apporto dei vari rami della nobile famiglia piemontese
all’Ordine non si limitò al Piemonte. Molti Piossasco ricoprirono importanti
posizioni anche in altre Precettorie itlaiane e all’estero.
Nel 1529-1530 fra' Emanuele Piossasco di Airasca, ad esempio, fu ammiraglio e piliere della Lingua
d'Italia, e la sua arma, datata 1513, è visibile proprio nel Palazzo dei Gran
Maestri dei Cavalieri a Rodi.
Nota: articolo pubblicato su Civico20News la Rivista Online di Torino il 15 gennaio 2025
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