Il saluto vulcaniano,
dalla Cabala ebraica alla fantascienza
Roberto
D’Amico
Credo che pochi
non conoscano il saluto vulcaniano (in lingua vulcaniana Ta'al) del Signor
Spock, interpretato dall’attore Leonard Nimoy nella saga fantascientifica di
Star Trek., che consiste nel gesto che si compie sollevando la mano destra aperta
con il palmo in avanti, il pollice aperto e le altre quattro dita distese e
unite a due a due a formare una V, lasciando uno spazio aperto tra il medio e
l'anulare. Nella finzione cinematografica, il saluto dell’ufficiale scientifico
dalle orecchie appunttite dell’astronave Enterprise era accompagnato dalla
frase: "Lunga vita e prosperità".
Ideato dallo
stesso Nimoy, che lo introdusse nel 1967 nel primo episodio della seconda
stagione della celebre serie televisiva, “Il duello”, quel saluto è forse
l’eredità iconica principale di quel filone di grande successo che continua
ancora ai giorni nostri.
Da subito, il
saluto vulcaniano ebbe un grandissimo impatto sul pubblico, tanto che nella nota serie di telefilm “Mork &
Mindy” (1978-1982), nei quali l'alieno Mork era interpretato da un giovanissimo
e non ancora famoso Robin Williams, il saluto “Nano-nano”
si ispirò proprio a quello; e ancora recentemente è stato ripreso in altri film
di fantascienza.
In
un'intervista al New York Times del 1968, l’attore lo descrisse come una
"versione a due dita del segno di Vittoria di Churchill". In realtà,
l’origine di quel gesto, solo apparentemente bizzarro, era molto più antica ed
importante di quella che Leonard Nimoy dichiarò inizialmente.
Fu l’attore stesso
a svelarlo, ben 45 anni dopo, durante un'intervista del 2013 al National
Yiddish Book Center, poco tempo prima di morire a 83 anni nel febbraio 2015.
In
quell’occasione, Leonard fece un racconto molto dettagliato di un suo ricordo
infantile. Nato nell’East End di
Boston in una famiglia di immigrati
ebrei ortodossi aschenaziti provenienti da Zaslavia (nell’odierna Ucraina)
frequentava abitualmente la sua sinagoga.
A circa otto anni
d’età, mentre stava assistendo ad una cerimonia religiosa, nel bel mezzo della funzione, un gruppo di uomini salì
intorno al pulpito centrale e iniziò a
gridare in modo concitato canti e preghiere
con le mani protese verso il pubblico. In quel momento, suo nonno gli coprì con
gesto repentino gli occhi, dicendogli che non poteva guardare altrimenti
sarebbe morto. Intorno a loro, anche tutti gli altri congreganti fecero lo
stesso, unendosi a gruppi e coprendosi con i propri scialli oppure girandosi
con le spalle al pulpito e al gruppo dei celebranti.
La curiosità del
bambino fu però più forte di ogni paura. Così, guardando di nascosto tra le dita
del nonno, riuscì a vedere il gesto che quegli uomini facevano… proprio quello
che molti anni dopo lui avrebbe portato sullo schermo con il suo personaggio.
Gli uomini che il piccolo Leonard aveva visto erano dei
sacerdoti Kohanim, termine che identifica i discendenti maschi di soli
discendenti maschi di Aronne, fratello di Mosè, che fu il primo Kohen Gadol
(Alto Sacrdote) e padre di tutti i successivi Kohanim.
Questi, nella
tradizione ebraica, sono gli unici che possono compiere con le loro mani quell’antichissimo
gesto, fungendo da tramite
attraverso cui la benedizione divina si trasmette alla comunità, per invocare pace e gioia agli astanti
Il rito,
chiamato Birkat Kohanim, comprende la recitazione di una preghiera e una
benedizione che i sacerdoti fanno volgendo le palme delle loro mani verso il
popolo trasmettendo così la speciale protezione divina.
La preghiera consiste nella recita ad alta
voce di tre versetti della Torà:
“Il
Signore ti benedica e ti protegga;
faccia
il Signore risplendere il Suo volto su di te e ti sia propizio;
il
Signore volga verso di te il Suo volto e ti conceda pace!”
La Birkat Kohanim è uno tra i momenti più solenni della liturgia sinagogale. È un momento di profonda sacralità,
espressione di una religiosità antica e solenne, regolato da regole e rituali
che seguono un ordine e dei tempi minuziosamente scanditi.
Prima della benedizione i sacerdoti devono farsi
lavare le mani per una simbolica sacralizzazione e purificazione del corpo e
dello spirito. Inoltre, devono essere scalzi, come gesto di rispetto che ripete
quello compiuto da Mosè nell’avvicinarsi al roseto ardente attraverso cui parlava
la voce di Dio.
La mano con le dita disposte in quel
singolare modo ha importanti significati in quanto simboleggia la
lettera ebraica “shin”, la prima lettera delle parole “Shaddai”, Signore, e “Shalom”, Pace. Nel caso della Birkat Kohanim
è la lettera d’inizio della parola “Shekinah”, che secondo il Talmud indica l’aspetto
femminile di Dio, la sua forma che vive in mezzo agli uomini, una presenza
divina la cui forza e potenza i sacerdoti cercano di richiamare e di
canalizzare con la loro benedizione.
Il gesto dei Kohanim è eseguito a due mani che,
unite per i pollici e per gli indici, creano uno spazio tra loro a forma di
triangolo. Le mani aperte in quel gesto
indicano che il Santo benedetto continua a guardare il suo popolo. Dalle
fessure generate dagli spazi tra le dita delle mani dei Kohanim il Signore guarda
il viso e l’interiorità di ogni ebreo, trasmettendogli
una potente energia. Per questo motivo tutti i presenti devono coprirsi gli
occhi o girarsi di spalle perché, come venne detto a Mosè, il volto di Dio non
può essere guardato, pena la morte.
Quel gesto è carico di molti altri significati più profondi legati
alla tradizione più segreta ed esoterica che rientra nel vaso corpo dottrinario
della Cabala.
Così, si trovano raffigurazioni del gesto dei
Kohanim accostato all’Albero Sefirotico, oppure suddiviso in 28 sezioni, ognuna
delle quali contraddistinta da una lettera dell’alfabeto ebraico. Il numero 28
ha una sua valenza particolare in quanto è la somma delle lettere che
compongono la parola “Koach”, Forza, mentre le due coppie di lettere che
appaiono alla base delle mani formano il sacro Tetragramma (YHWH), l’ineffabile
nome di Dio.
Il segno dei Kohanim, lo si può anche trovare
molto frequentemente sulle lapidi di un Cohen nei cimiteri ebraici.
Nessuno saprà mai il motivo per cui Leonard
Nimoy scelse di diffondere quel gesto di grande sacralità, per quanto eseguito
con una mano sola in posizione verticale. Essendo egli stato un membro attivo della sua fede e della diffusione della
lingua Yiddish, sembrerebbe difficile credere che lo abbia fatto con leggerezza
e non deliberatamente. Certo che
è strano che l’attore ne abbia nascosto la vera origine per tutta la sua vita e
che, anzi, all’inizio abbia mentito sul suo significato.
Verrebbe da pensare che, per qualche motivo, Nimoy
volle diffondere quel gesto benaugurale di proposito per farlo giungere al suo vasto
pubblico.
Se così fosse, non vi è alcun dubbio sul
fatto che egli sia riuscito a raggiungere il suo scopo, visto che negli ultimi
sessant’anni milioni di persone lo hanno ripetuto senza avere la più pallida
idea delle sue origini e del suo significato.

Per quanto mi riguarda, se dovessi scegliere
un saluto interstellare per l’umanità del futuro, non avrei dubbi che sarebbe
proprio il gesto vulcaniano di Spock.
Ritengo che nessuno possieda la Verità e che
ogni modo in cui gli uomini hanno rappresentato la divinità sia da rispettare.
Non mi riesce dunque difficile immaginare che, per quanto quel saluto affondi
le sue radici in uno dei momenti più sacri e potenti della religione ebraica, esso
possa valere per il Dio di ogni credo; quel Dio Unico da cui tutti discendiamo,
al quale abbiamo dato tanti nomi e che non sappiamo né spiegare né immaginare. È
Lui che, attraverso quegli spazi tra le dita spero potrà inviare la sua
benedizione a tutti le genti che popolano l’Universo.
Cosa, in realtà, di cui avremmo bisogno anche
oggi qui, sulla Terra.
Prima di chiudere, una doverosa annotazione. Non essendo
di religione israelitica, ho ricavato le informazioni che ho riportato in
questo breve articolo da diversi siti ebraici, dai quali ho cercato di estrarre
quanto fosse sufficiente per spiegare il significato di quel gesto. Chiedo
quindi venia se ho omesso, mal interpretato o mal espresso qualche concetto.
Note:
1) il disegno dei sacerdoti durante la Birkat Kohanim al Tempio di
Gerusaleme è tratto dal sito Birkat Kohanim - The Priestly Blessing -
Temple Institute
2) Ci sono autori
che si sono dedicati ad indagare quanto la religione ebraica abbia permeato la
serie cinematografica di Star Trek. In effetti, oltre a Leonard Nimoy, furono
molti gli interpreti ebrei, a partire da William Shatner (il comandante Kirk) e
da Walter Koenig [Chekov]. Lascio un possibile riferimento per chi volesse
approfondire: e-brei.net: attualita'
culturale ebraica - Personaggi Celebri
Nota: articolo pubblicato su Civico20News la Rivista Online di Torino il 12 giugno 2025
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