La Madonna sulla quercia di Stupinigi

Roberto D’Amico

Erano quasi le cinque dell’11 aprile 1994. Eugenio Palio percorreva come sempre la strada che porta verso Orbassano per andare al lavoro. Quella mattina però la sua attenzione venne attratta da una luce abbagliante proveniente dall’interno del parco pubblico di Stupinigi, nel tratto tra la Palazzina e la frazione Tetti Valfrè: una sfera lucente di color oro pareva appoggiata delicatamente su una grande quercia.
Vincendo la paura, l’uomo lasciò l'auto e si avvicinò a piedi a quella luce. Ad un certo punto la vide aprirsi ed uscirne dei raggi dorati molto luminosi.
Mi volto per fuggire, - raccontò Eugenio - ma sono raggiunto da una voce melodiosa: “Avvicinati, non temere!”  Guardo in giro, ma non c'è nessuno. Per la terza volta la voce mi invita: “Eugenio, non avere timore, avvicinati!” All'udire il mio nome scandito con tanto amore da una voce così melodiosa, mi fermai, e la mia paura mi era passata. Mi voltai e vidi formarsi da quella sfera una figura di donna. Mi avvicinai ed essa mi dice: “Non temere! Io sono la Madre di tutte le madri, la Madre del Verbo per voi incarnato”. Io non capisco, e mi domando cosa vogliano dire tali parole. L'Apparizione comincia a recitare il Padre Nostro, poi il Gloria, e io prego con quella bellissima Signora con un ardore che non ho mai avuto. Poi comincio a recitare l'Ave Maria, e Lei mi sorride, ma non prega. Infine, mi dice: “Tieni sempre con te una corona del Santo Rosario: sarà la tua difesa dal Maligno e segno che tu sei col Signore”. Mi fa promettere che ritornerò lì ogni lunedì alla stessa ora, poi svanisce verso l'alto nella luce, la più bella luce che io conosca.” (1)

Sono passati più di trent’anni. Oggi molti non si ricordano neppure più di quell’episodio e i più giovani non ne avranno probabilmente neppure mai sentito parlare. Eppure, per molti anni ci fu un grande scalpore intorno a quell’apparizione. Migliaia di persone si riunirono in quel luogo per pregare. Dal 2001, tuttavia, l’Immacolata ha smesso di apparire e inviare messaggi al veggente e i visitatori si sono via via rarefatti, mentre la Curia di Torino si sta ancora occupando del caso con un’indagine ufficiale. Come non bastasse, a miracolo si aggiunse miracolo, in quanto una statua di Gesù, posta successivamente in quel luogo, avrebbe versato lacrime. Anche su questo episodio la Curia sta ancora indagando.

Nel 2022, dopo che qualcuno aveva cercato di darle fuoco, la grossa quercia venne abbattuta perché divenuta pericolante. Intorno al tronco reciso venne creata un’area di culto formata da una siepe circolare e da una doppia fila di panchine, come ben visibile nello screenshot allegato preso da Google Maps dove il luogo (che a prima vista può sembrare un cerchio megalitico) è chiaramente segnalato.

Dopo molti anni sono tornato per vedere cosa ne restava.

 

 

Il tronco tagliato è adornato da un grande rosario, santini, preghiere e un vecchio poster scolorito che ricorda essere quello l’albero dell’apparizione ed è sovrastato da una statua di San Michele che lotta con Lucifero. All’interno del cerchio di siepi, in mezzo a piante di rose, si trovano inoltre una statua dell’Immacolata della Misericordia e una di Gesù, copia esatta di quella del presunto miracolo del pianto. Il tutto è sommerso da alte erbacce. Per completare il quadro, al di fuori della siepe circolare, un tavolo contornato da vasi da fiori è disordinatamente ricoperto da immagini sacre e oggetti vari di culto lasciati dai fedeli.

 

 

Devo confessare che la visita non è stata particolarmente piacevole. A partire dal vicino parcheggio, abbandono, degrado e sporcizia la fanno da padrone ovunque.

La maggior parte dei visitatori del parco passano accanto indifferenti, sotto delle querce maestose, facendo jogging o portando in giro il cane e nei week-end estivi diversi gruppi di persone allestiscono tutto intorno grandi barbecue …  di sacro è rimasto davvero ben poco.

Come Ricercatore dell’Insolito quello che mi interessa è tuttavia evidenziare una peculiare caratteristica di questa apparizione: il fatto, cioè, che essa sia l’ultima, forse la più recente in assoluto, di una vastissima e plurisecolare casistica di quelle che vengono definite “Madonne arboree”.

Presso tutte le antiche culture ad alcuni alberi venivano attribuite particolari qualità. Nei boschi dell’Europa celtica, come i nostri, sacra per eccellenza fu proprio la quercia che per la sua longevità e robustezza venne collegata all’eternità e all’immortalità ed ebbe un ruolo centrale nelle cerimonie e nei riti della religione druidica.

Fu questo il motivo per il quale, quando il cristianesimo volle imporsi sulle preesistenti religioni pagane, le querce e gli altri alberi sacri furono oggetto di sistematica distruzione, così come accadde per le pietre erette. La loro fine venne sancita nei concili di Arles (452 d.C.) e di Tours (567 d.C.)  nei quali se ne decretò l’eliminazione.

Sono molte le testimonianze di quello che accadde in seguito.

Nella lettera di Gregorio I indirizzata alla regina Brunilde nel 597 d.C., ad esempio, si legge che alle popolazioni fu “fatto divieto di compiere sacrifici nei boschi o sotto particolari alberi, di pronunziare o di sciogliere determinati voti, di accendere candele o di appendere agli alberi simulacri di arti malati nella speranza della loro guarigione”.

Sant’Amando nel VII secolo tagliò un albero sacro nella Bassa Franconia e San Barbato un albero venerato dai Longobardi. Ma il caso più famoso fu, nel 723, l’abbattimento da parte di San Bonifacio della quercia denominata “Albero di Thor”, uno dei più importanti luoghi sacri dei popoli germanici (fig,1). L’immagine del santo che parla alle genti o battezza tenendo un piede posato sopra la ceppaia della quercia abbattuta divenne il simbolo della conversione dei pagani. Per sancire ancor più la sconsacrazione dell’albero pagano, San Bonifacio usò il suo legno per costruire una cappella, sulla quale in seguito fondò un monastero benedettino e il primo vescovado della Germania. 
Anche quando Carlo Magno nel 794 ordinò “de arboribus et lucis destruendis observeturs auctoritas” e vennero tagliati centinaia di boschi sacri, al loro posto furono costruite sante basiliche.

  

Questa pratica si diffuse in quanto la Chiesa, a dispetto del suo enorme potere, non sempre riuscì ad imporre il suo volere. Soprattutto nelle campagne, dove, nonostante i battesimi forzati, il popolo continuava a mantenere un atavico rispetto, se non vera e propria venerazione, verso quei simulacri che restavano legati a pratiche magico/sciamaniche e a feste tradizionali.
Spesso, la Chiesa, seguendo un collaudato procedimento di sovrapposizione, si appropriò dei vecchi simboli sacri pagani anche per evitare la rabbiosa reazione delle popolazioni convertite. Malgrado l’opera di sistematico annientamento, infatti, le credenze pagane continuarono ad essere profondamente radicate.
Furono adottati anche altri metodi. Ad esempio, facendo subire alle piante sacre un processo di demonizzazione, associandole ai Sabba delle streghe. Oppure ancora, con un procedimento opposto, e qui arriviamo al tema di questa nota, attorno alle querce e agli altri alberi presso i quali venivano in precedenza celebrati riti o ai quali il popolo attribuiva particolari proprietà, si inventarono storie miracolose cristiane.

Sopra i loro rami e i loro tronchi gli dèi pagani lasciarono così il posto alle teofanie mariane. In tal modo gli alberi sacri agli occhi del popolino conservarono le loro caratteristiche, ma secondo i dettami della nuova religione.

Quanto successo a Stupinigi può essere preso come esempio di quello che dovette accadere in ogni luogo dove questo sistema venne applicato. Dopo la apparizione presunta o reale, i fedeli iniziavano a portare a quelle piante, divenute “mariane”, i loro doni, le loro preghiere, le loro suppliche e i loro ex-voto, così come avevano fatto sino a poco tempo prima quando erano pagani. Poi si facevano girare notizie per richiamare curiosi e pellegrini, che si radunavano per pregare e celebrare messe, sino ad arrivare alla costruzione di piloni, cappelle e chiese. 

È interessante notare come l’area sacra di Stupinigi riproponga una zona circolare cintata interna, esattamente com’era ad esempio per i nemeton celtici, dove solo i sacerdoti e i celebranti potevano accedere, e un’area esterna per il pubblico dei fedeli. Aggiungo che anche il tentativo di bruciare l’albero potrebbe non essere stato un semplice caso di teppismo, ma avere radici di contestazione religiosa.

Il culto delle "Madonne Arboree" è di origine antichissima e non è ristretto all’Italia. Basti pensare alla quercia di 1200 anni del paese di Allouville-Bellefosse, in Normandia, che dal XVII secolo ospita al suo interno la cappella della Nostra Signora della Pace (fig.2) e all’apparizione ai pastorelli di Fatima del 1917 avvenuta sopra un leccio, che altro non è che un tipo di quercia (Quercus ilex) (fig.3). 

 

In Italia, tuttavia, territorio maggiormente e capillarmente influenzato dalla forte presenza della Chiesa, ne possiamo trovare moltissimi esempi a conferma di quanto fossero radicate le credenze pagane su tutto il nostro territorio, da nord a sud.

La prima Madonna tra i rami di una quercia sembra essere quella dell’icona di Santa Maria in Portico in Campitelli in Roma, che viene fatta risalire al VI secolo (fig.4)), ma questo fenomeno si diffuse in maniera impressionante soprattutto a partire dal XV secolo.

Per dare un’idea della sua diffusione ho pensato utile mostrare un elenco dei più noti luoghi di culto sorti a seguito di apparizioni mariane su una quercia. Sono certo che molti lettori conosceranno casi simili in zone da loro frequentate.
- Santuario Madonna della Quercia, Bettola, Piacenza
- Chiesa della Madonna della Quercia di Conflenti, Catanzaro
- Santuario della Madonna della Querce, Altopascio, località Massarella
- Santuario della Madonna delle Querce, presso Montepulciano. È interessante notare che in questo luogo di culto e di venerazione, fino al 1959, l'acqua del pozzo noto come “Fonte del Latte” che si trova all'interno della chiesa veniva fatta bere agli animali, ma anche alle donne, in quanto si diceva che curasse la mancanza di latte e la sterilità. Una chiara reminescenza di forme di culto ben più antico.
- Santuario di Santa Maria della Quercia, nei pressi di Viterbo.
- Chiesa della Madonna delle Querce, Castiglione d’Orcia, Siena.
- Santuario della Madonna della Quercia, Morrovalle nelle Marche.
- Santuario Madonna della Quercia, Marano Equo, Roma
- Chiesa della Madonna della Quercia, Villa Carrara, a Sora, Frosinone

- Il Santuario di Nostra Signora della Rovere, tra Capo Cervo e Capo Berta, nel comune di San Bartolomeo al Mare in Liguria. In epoca preromana quella zona era conosciuta come Lucus Bormani che indicava il bosco sacro dedicato a Borman, dio delle sorgenti, crudele e sanguinario. I Romani lo dedicarono in seguito a Diana. Le cinque querce che ancora oggi attorniano il Santuario sono gli ultimi esemplari di quell’antico bosco. 

- Il Santuario della Madonna della Ghianda, Somma Lombardo, Varese

 

     


Come detto, l’operazione venne condotta dalla Chiesa in modo analogo anche per altri alberi consacrati dalla devozione popolare, quali l’Olmo, la Betulla, il Faggio, il Frassino, il Noce e il Pioppo. Troviamo così:
- Santuario della Madonna dell’Olmo, a Cuneo.
- Santuario della Madonna dell'Olmo, comune di Verdellino, provincia di Bergamo
- Parrocchia della Madonna dell’Olmo, a Olmobello Cisterna di Latina.
- Santuario della Madonna delle Betulle, Melle, Valle Varaita, provincia di Cuneo
- Chiesa della Madonna del Faggio, Castelluccio di Porretta Terme, Bologna
- Eremo della Madonna del Faggio, località Cercetole a Pieve Santo Stefano
- Santuario della Beata Vergine del Faggio, Monte Carpegna, Montecopiolo, nelle Marche
- Santuario della Madonna del Frassino, Oneta, Bergamo 
- Chiesa della Madonna della Noce, Tarano, Rieti
- Chiesa di Maria SS. dell'Alno a Canzano, Teramo, dove Alno o Alano indica un pioppo bianco
Nella lista delle 270 apparizioni mariane, si contano anche molte Madonne del Bosco o Boschetto, una Nostra Signora del Bosco e una Beata Vergine del Bosco.  
Guardando l’apparizione della Madonna sulla quercia di Stupinigi con una più ampia angolazione storica di osservatore imparziale, non contaminata, cioè, da convincimenti religiosi o altro, non possiamo non riconoscere come essa si inserisca nel vasto, articolato e complesso filone sopra elencato.
Qualcuno dice che i luoghi di culto in antichità venivano scelti in base al loro potere energetico e fossero situati in vicinanza di sorgenti o sopra potenti correnti telluriche sotterranee per fungere da catalizzatori di forze naturali magnetiche e spirituali, divenendo un tramite tra Cielo e Terra. È possibile che Stupinigi possegga caratteristiche simili?  Non sono certo in grado di dare una risposta a questa domanda, ma posso solo annotare che, per gli appassionati di occultismo, la zona della Palazzina di Caccia possiede una forte valenza esoterica (2) e che il luogo dell’apparizione è sorprendentemente situato a poco più di 200 metri di distanza dal famoso 45° parallelo, per l’esattezza a 44.998o (3) ...

 Note
1)      https://www.madonnadistupinigi.it (da cui abbiamo tratto il racconto del veggente) e https://immacolatadellamisericordia.wordpress.com

2)   Roberto D’Amico, “Stupinigi, palazzina esoterica?”, Civico20news - 18 novembre 2024.

3)      Roberto D’Amico, “Il 45° parallelo non passa per Piazza Statuto…”, Civico20news - 28 maggio 2024

 

 Nota: articolo pubblicato su Civico20News la Rivista Online di Torino il 3 ottobre 2025

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