L’Homo Futuris
dell’anno 1.000.000
Roberto D’Amico
“Nel prossimo futuro saremo in grado di
fare qualsiasi cosa con un uomo, è impossibile fermare il progresso della
scienza. È per questo che dovremmo riflettere sulle implicazioni sociali,
etiche e morali, decidere se dovremo mutare biologicamente un uomo o no.
Dovremo fare mostra della massima responsabilità. Le nostre relazioni con la
natura hanno già dimostrato che possiamo agevolmente rovinarla, mentre ci è
difficile restaurarla. Se facciamo qualcosa di sbagliato con un uomo, ciò può
solo essere considerato un errore imperdonabile.”
Sembrano parole di oggi, invece sono state
scritte negli anni ‘60 dello scorso secolo dal biologo russo Nikolai Dubinin,
direttore dell’Istituto Sovietico di Genetica Generale e uno dei più autorevoli
esponenti di quella che veniva allora definita “genetica moderna”. Lo
scienziato metteva in risalto il pericolo che le scoperte della nuova genetica
avrebbero potuto rappresentare in futuro per l’umanità se fossero state
utilizzate in modo sconsiderato.
Sempre negli anni ’60 il biologo-genetista
John B. Haldane immaginò che in futuro l’uomo avrebbe dovuto essere costruito
geneticamente a seconda delle funzioni alle quali la società lo avrebbe
destinato. Una serie di caricature apparse in Germania in quel periodo
illustrarono esempi di questi esseri umani costruiti “ad hoc” che mettevano in
risalto l’assurdità della applicazione di una teoria così aberrante.
Nell’immagine n.1 allegata si vedono le rappresentazioni relative ad una
nuotatrice, ad un astronauta e ad uno schiavo multifunzione.

Da più di cento anni ormai, scienziati e
ricercatori si sono sbizzarriti nel cercare di immaginare come potrà diventare l’umanità
in futuro. Le ipotesi si sono man mano modificate con l’evolversi della
tecnologia e con la nascita di nuovi scenari di vita e di lavoro, e da ben
prima di Elon Musk e i suoi impianti neurali, la Scienza si è sempre
interrogata su come ci saremmo potuti evolvere naturalmente e/o
artificialmente, attraverso la progettazione di esseri in grado di vivere più a
lungo e aumentare le loro capacità fisiche e psichiche.
Un caso emblematico risale agli
anni ’30, quando il giornalista e storico della scienza Desiderius Papp, nel
suo libro sull’evoluzione della nostra specie nei futuri millenni “Avvenire e fine del mondo” (Bompiani Editore,
1934), ipotizzò che l’uomo sarebbe stato di piccola statura, con una
bocca rattrappita completamente sdentata, a causa dell’abolizione della
masticazione dovuta a cibi sintetici e pillole ad elevato potere nutritivo. In
compenso il suo cranio, completamente privo di capelli, si sarebbe
sproporzionatamente sviluppato (schizzo n.2 allegato). Per la verità, già nel
1883 H.G. Wells, uno dei massimi precursori della fantascienza, in un suo breve
saggio intitolato “L’uomo dell’anno un milione” aveva prefigurato un
simile aspetto.

Non è stato certo un caso che quella che a
partire dagli anni ’60 del secolo scorso sarebbe divenuta l’immagine più famosa
dell’aspetto di possibili visitatori extraterrestri presentasse quelle stesse
caratteristiche (fig. 3). La visione del nostro futuro avanza di pari passo con
l’evoluzione della realtà e dell’immaginazione.
L’Homo Sapiens,
originatosi dopo milioni di anni a seguito di una complessa evoluzione, di un
processo dinamico e complesso influenzato da una miriade di fattori,
esiste da circa 300.000 anni. Anche se
non ce ne rendiamo conto, perché i cambiamenti sono lenti e graduali non
percepibili durante la breve esistenza di qualche generazione, l'evoluzione
umana è tuttora in atto, non si è mai fermata.
Anche ammettendo che l’uomo, per motivi
morali o altro, decida di non modificare artificialmente la sua struttura
fisica, egli è in ogni caso soggetto a delle mutazioni a causa dei necessari adattamenti ai cambiamenti ambientali,
culturali e tecnologici, come il cambiamento climatico, l'esplorazione spaziale
e l'intelligenza artificiale.
L’incredibile sviluppo tecnologico degli
ultimi cinquant’anni ha spalancato le porte su mondi ancor più inquietanti e
non possiamo che pensare che il tutto non potrà che amplificarsi in futuro.
Cercare di capire come si immagini
oggi l’Homo Futuris dell’anno 1.000.000 (un tempo pari a tre volte tutta la storia dell’Homo
Sapiens) è ovviamente un gioco di pura fantasia e può solo
rifarsi ad una sintesi dei diversi filoni di pensiero che gli studiosi stanno attualmente
seguendo.
Secondo alcuni ricercatori, ad esempio, già entro l’anno 10.000 le
caratteristiche regionali del genoma umano relative a colore della pelle o dei
capelli non esisteranno più e si formerà un’unica etnia su tutto il pianeta e,
entro l’anno 20.000, anche le lingue si trasformeranno in
qualcosa di completamente nuovo.
Nel 2013 Alan Kwan e Nickolay Lamm, esperti di genomica
computazionale della Washington University, basandosi sulle possibili
evoluzioni dell’ambiente, del clima e della tecnologia hanno ipotizzato per l’anno 100.000 una fisionomia della razza umana profondamente
modificata. Secondo il dottor Kwan gli occhi diventeranno più grandi e saranno
dotati di palpebre spesse per potersi adattare alla riduzione della luminosità
cui la Terra sarà soggetta. Secondo il
professor Lamm, invece, l’uomo avrà una fronte più alta e spaziosa per
contenere un cervello più voluminoso, una pigmentazione più scura della pelle in
grado di alleviare i danni dei raggi ultravioletti, narici più ampie adatte a
inalare più aria in ambienti poveri di ossigeno e capelli molto fitti per
ridurre la dispersione di calore dalla testa.
Con
un salto temporale ancora maggiore, più recentemente, Brian Greene, fisico teorico alla Columbia
University di New York si è detto convinto che nell’anno 1.000.000 avremo
colmato tutte le lacune oggi presenti nelle teorie della fisica, avremo
compreso tutte le forze e gli elementi alla base della materia e saremo in
grado di formulare una nuova teoria del tutto.
Per
conto suo, infine, Juan Enriquez, autore e accademico messicano che da anni si occupa di analizzare
l'impatto della scienza sul futuro del genere umano, pensa che le tecnologie
faranno evolvere l’uomo artificialmente per
renderlo più adatto alle nuove condizioni ambientali, che numerose malattie
oggi letali, ereditarie e no, verranno cancellate dal nostro DNA e le cellule
del corpo saranno riprogrammate per ripararsi da sole.
Per la stesura di questa nota, ho chiesto
all’Intelligenza Artificiale ChatGPT di descrivere gli uomini fra 1.000.000 di anni in base alle teorie scientifiche (biologia evolutiva,
adattamenti tecnologici, ambientali e spaziali) esistenti.
La risposta, non
si sa quanto influenzata dalla fantascienza che oggi affianca la scienza in uno
scambio di informazioni a due vie in tempo reale, è stata alquanto
interessante. L’IA ha indicato
alcuni esempi di ipotetici “umani del futuro” evoluti sia naturalmente che modificati artificialmente in modi estremi
per adattarsi a nuovi ambienti, sia sulla Terra che nello spazio. In generale l’IA ha
immaginato esseri con testa molto grande e cranio espanso, per poter ospitare
un cervello potenziato, magari anche integrato con tecnologie; occhi molto grandi e
neri,
adattati a visioni in scarse condizioni di luce, magari per vivere sottoterra o
su pianeti lontani; corpo snello con arti lunghi e dita sottili e affusolate
per manipolare strumenti di precisione o interfacciarsi con tecnologie avanzate;
pelle
liscia e pallida per ambienti con poca luce o scura e ispessita per proteggersi
dalle radiazioni, e senza peli, sostituiti magari da tessuti sintetici o da
‘pelle intelligente’; organi respiratori e digestivi ridotti a causa del nutrimento con
sostanze sintetiche o tramite mezzi tecnologici; ibridi uomo-macchina ad altissima tecnologia, con sensori, antenne o protesi
biomeccaniche integrati nel corpo.

Più nel dettaglio,
l’IA ritiene che si svilupperanno diverse tipologie di esseri a seconda
dell’ambiente in cui vivranno e delle funzioni che dovranno svolgere:
· Umani spaziali e Spazionauti (colonizzatori di pianeti e abitanti di astronavi o stazioni
spaziali). Fisico gracile,
arti lunghi e sottili (per muoversi in microgravità), mani e piedi prensili.
Pelle molto pallida o pigmentata per proteggersi dalle radiazioni cosmiche.
Occhi grandi, adattati a luce debole. Polmoni ridotti, sistema osseo rinforzato
artificialmente.
·
Umani e Tecnici solari (abitanti e lavoratori di ambienti estremi). Statura robusta,
pelle scura e spessa, resistente a calore e radiazioni. Ghiandole sudoripare
iper-efficienti, metabolismo adattato a calore e radiazioni. Occhi con filtri
naturali anti-UV.
·
Umani bio-simbiotici (ibridati
con piante o funghi) e Coltivatori bio-ecologici (simbiosi con piante). Pelle con sfumature verdi o fotosintetiche, capelli
sottili simili a filamenti vegetali. Mani estremamente precise e sensibili.
Comunicazione chimica, empatia con piante e microrganismi.
·
Umani Cerebrali e Cervello-operatori
digitali (vita e lavoro quasi solo virtuale). Corpi piccoli, crani enormi, occhi minuscoli o quasi
assenti (non più necessari). Pelle quasi traslucida. Sempre in ambienti chiusi.
Capacità neuronale altissima, connessioni dirette con le reti digitali.
·
Umani Sociali Universali e Mediatori
planetari.
Lineamenti
armonici, androgini e universali, corpi medi, quasi "neutri". Voce
melodica, adattabile a
molti linguaggi, modulata per linguaggi complessi. Empatia estrema, gesti
universali.
È sorprendente constatare come alcune caratteristiche delle ipotesi di
quasi un secolo fa siano ancora presenti, quali il corpo piccolo e il cranio
molto grande, la mancanza di peli, ma anche molte delle differenziazioni
fisiche in funzione del lavoro e dell’ambiente.
Guardando alle raffigurazioni create dall’IA è evidente che ricordano
quello che noi pensiamo sia l’aspetto degli alieni, perché in realtà sono una
proiezione degli stessi stereotipi mentali che ci condizionano e rappresentano
il limite della nostra conoscenza.
È evidente che, mentre è possibile che alcune delle ipotesi proposte possano
materializzarsi già entro qualche migliaio di anni, immaginare scenari
narrativi realistici di cosa potrà accadere fra un milione di anni non può che
essere confinato a pura curiosità intellettuale.
Ammesso e non concesso che tra un milione di anni la Terra non sia già stata
distrutta da un grande impatto meteoritico, da eventi naturali catastrofici o
dall’Uomo stesso, l’abitabilità dei suoi continenti sarà comunque molto mutata
da quella di oggi a causa di variazioni dell’orbita terrestre, della
composizione atmosferica e di fattori geologici, oceanici ed astronomici (si
consideri che nell’ultimo milione di anni ci sono state da 6 a 8 glaciazioni…).
Allo stesso modo, ammesso e non concesso che tra un milione di anni esistano
ancora discendenti della razza umana non solo sulla Terra, ma nello spazio o su
altri pianeti, è plausibile ipotizzare che essi saranno molto differenti da noi.
Probabilmente l’Homo Futuris avrà un aspetto così diverso che noi umani di oggi non saremmo
neppure in grado di riconoscerlo come tale.
Ipotesi più estreme preconizzano la fine
dell’umanità così come la conosciamo, sostituita da una post-umanità dove l’Homo
technologicus supremus (un simbionte parte umano, parte macchina) potrà
vivere secoli, forse millenni, grazie alla tecnologia. Inoltre, potrebbero
essere possibili ibridazioni con specie aliene intelligenti (quelle vere, non
quelle ora immaginate) che potremo forse un giorno incontrare.
Infine, c’è chi ipotizza che gli esseri umani
abbandoneranno del tutto il corpo biologico per trasferire la loro coscienza in
corpi meccanici o in ambienti digitali entro qualche centinaio di migliaia di
anni. Una tale vita, se così possiamo ancora chiamarla, potrà finalmente raggiungere
l’immortalità.
Nota: articolo pubblicato su Civico20News la Rivista Online di Torino il 4 dicembre 2025
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