Stupinigi, palazzina esoterica?

                                                   Roberto d’Amico


Quando ero ragazzo, il Cervo che svetta sulla palazzina di Stupinigi, visibile da grande distanza al fondo del bellissimo viale alberato per chi arriva da Torino, ha rappresentato per molti anni un mio punto di riferimento fisso.

Per me era come un segnale di libertà e di benvenuto nella natura, perché voleva dire che, finita la scuola, stavo andando a passare tre mesi di vacanza in campagna da mio nonno, nel pinerolese.

Col passare degli anni ho avuto la possibilità di visitare a più riprese questo piccolo gioiello architettonico, sia durante i suoi vari periodi di decadenza che in quelli in cui riprendeva a splendere nel firmamento dei palazzi celebri di Torino, come oggi.

Per entrare nel merito di questa nota, penso sia utile ripercorrere rapidamente la sua storia, dall’età medioevale, quando il territorio era conosciuto con il nome di Suppunicum” ed era sede del piccolo castello messo a difesa del paese di Moncalieri appartenente al ramo dei Savoia-Acaia, all’epoca dei sovrani Savoia che ne decretarono la fama.

Alla morte dell’ultimo del ramo cadetto degli Acaia, nel 1418, la proprietà di Stupinigi passò ad Amedeo VIII di Savoia, che nel 1439, lo diede in proprietà alla famiglia Pallavicino di Zibello.

Il duca Emanuele Filiberto nel 1564 reclamò nuovamente per sé il possesso del castello e delle terre circostanti per poi donarle, qualche anno dopo, all'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, o Ordine Mauiziano, da lui stesso voluto e fondato nel 1572.

Questo nuovo Ordine, ratificato con bolla papale da Gregorio XIII, unificò l'Ordine per l'Assistenza ai Lebbrosi di San Lazzaro, nato verso l'anno 1090 come Ordine Militare Religioso al tempo del Regno Latino di Gerusalemme, e l'Ordine Cavalleresco e Religioso di San Maurizio, fondato nel 1434 da Amedeo VIII di Savoia, divenuto l'antipapa Felice V. Ovviamente, il Gran Maestro era il capo di Casa Savoia e, dunque, era lui che gestiva direttamente le terre di Stupinigi, i cui boschi erano nel frattempo divenuti luogo abituale delle battute di caccia dei duchi.

I fondamentali eventi politici del XVIII secolo videro, nel 1714, il ducato divenire regno, al termine della vittoriosa guerra con la Francia e l’acquisizione della Sicilia. Vittorio Amedeo assunse il titolo di Re del Regno di Sicilia, e nel 1720, in ottemperanza del Trattato di Londra del 1718, con l’acquisizione della Sardegna di quello di Re del Regno di Sardegna.

Per dar lustro al nuovo reame, nel 1727, Vittorio Amedeo decise di abbellire Torino con opere degne di competere con le altre corti europee affidandone la progettazione all’architetto siciliano Filippo Juvarra.

Stupinigi rientrò in questo vasto progetto; nacque così la meravigliosa palazzina che ancora oggi costituisce il nucleo centrale del complesso che possiamo ammirare, inaugurata nel 1731 con una storica battuta di caccia quando il regno era già però passato nelle mani di Carlo Emanuele III.

Negli anni a seguire la costruzione venne ampliata con l’aggiunta di altre due ali, ospitanti le scuderie e le rimesse agricole.

Questa è la storia, ma la palazzina di Stupinigi racchiude forse qualche segreto.  

Iniziamo, ad esempio, col notare la sua pianta assai particolare nella quale da un grande salone centrale di pianta ovale, quello sormontato dalla statua del cervo, partono quattro bracci obliqui a formare una croce di sant'Andrea. Si converrà che si tratta di una figura alquanto originale ed “anomala” per un edificio!

Esotericamente, i due tratti che formano la croce di sant’Andrea rappresentano i due principii, simili ma opposti nella loro azione, che attraverso la loro incessante interazione originano la vita. A differenza della croce latina, con i due tratti che si intersecano ad angolo retto, in posizione “statica”, la croce di sant’Andrea dà l’idea di instabilità, di rotazione della figura e rappresenta “dinamicità”. Essa è, dunque, un simbolo attivo, di generazione.

Per completezza dell’analisi simbolica del complesso, non è cosa secondaria soffermarsi sulla figura del cervo, considerato come semplice elemento decorativo riecheggiante l’oggetto primario delle battute di caccia. Questa è, a mio parere, una lettura molto riduttiva della valenza simbolica di questo animale. Il cervo è, infatti, simbolo solare per eccellenza della civiltà indoeuropea sin dalla più remota antichità per via dei suoi palchi ramificati, impropriamente chiamati corna, che ricordano i raggi solari, ma non solo questo. I palchi ricordano anche i rami degli alberi quali elementi di unione tra forze superiori e inferiori e, a causa del loro annuale rinnovarsi, sono simbolo di rigenerazione vitale.

La statua e la forma dell’edificio sembrerebbero dunque condurre ad un unico significato.

Il simbolismo totemico del cervo presso le popolazioni indoeuropee è da sempre contrapposto a quello del toro, forza lunare generatrice primordiale delle antiche civiltà matriarcali. Per questo motivo in Grecia lo troviamo consacrato ad Apollo e Atena, dei della purezza e della luce, mentre nella leggenda Ciparisso la sua morte è all’origine del cipresso, simbolo dell’immortalità e dell’eternità.

L'iconografia cristiana si appropriò di questo antico simbolo facendolo diventare simbolo stesso del Cristo che combatte e vince il demonio, rappresentato dal serpente. Le leggende legate all'apparizione a sant'Uberto del crocifisso tra le corna di un cervo, ripresa dalla più antica leggenda di sant'Eustachio, sono una chiara dimostrazione di come la nuova religione si sia appropriata delle precedenti credenze pagane.


      

Sapendo quanto i Savoia fossero devoti al cattolicesimo, non credo che tale simbologia possa essere trascurata.

Ne palazzo, il simbolismo è rafforzato dalle trentasei ventole in legno con teste di cervo che sfoggiano sulle pareti del salone centrale.

Si può dunque affermare che il corpo centrale della palazzina di Stupinigi venne realizzata secondo un progetto ideato da Vittorio Amedeo II di Savoia e dal suo architetto di fiducia per lasciare ai posteri un indelebile messaggio esoterico? Quando si entra in questo ambito non esistono certezze, ma solo ciò che ognuno ritiene di percepire. A me piace pensarlo.

D’altro canto, la cosa non dovrebbe destare stupore considerando che tra le molte opere che il Juvarra realizzò a Torino per il suo reale mecenate figurano anche la Basilica di Superga, (1716-1731), il Castello di Rivoli (1718) e la Gran Galleria e la chiesa, guarda caso dedicata a sant'Uberto, della reggia di Venaria Reale (1716-1729).                       

Non sono certo un sostenitore dei triangoli magici di cui Torino farebbe parte, ma il dubbio è sempre lecito. E se, come qualcuno dice, Torino, insieme a Lione e Praga, formasse davvero il “triangolo della magia bianca”, in contrapposizione al “triangolo della magia nera”, con San Francisco e Londra, la palazzina di Stupinigi potrebbe a buon titolo farne parte.


Nella continua ricerca di elementi in grado di avvalorare la tesi della Torino come città magica, qualcuno ha da tempo scoperto che i cinque maggiori edifici fatti edificare dai Savoia non solo stanno ai vertici di un pentagono irregolare che ingloba l’intera città, ma possono essere messi variamente in relazione tra di loro in funzione dell’attribuzione esoterica ad essi associata. Secondo gli appassionati di occultismo ciascuno di loro rappresenterebbe un elemento costruttivo: Stupinigi-acqua, Rivoli-aria, Venaria-fuoco, Superga-terra e Moncalieri-metallo.
È bene evidenziare, che ho parlato di Torino magica, non satanica. Secondo la simbologia tradizionale, infatti, il “pentalfa”, la stella con il vertice rivolto verso l’alto rappresenta il potere magico positivo che permette di annientare le forze malvagie e mantenere l’uomo in buona salute. Pitagora lo considerava simbolo dell’armonia e della fratellanza e vedeva nella figura del pentagono che racchiude al centro il fulcro dell’armonia universale.
A conferma di come sia soggettiva la lettura esoterica, ricordo che negli anni ’90 dello scorso secolo l’architetto austriaco Peter Muller venne come folgorato dal pentalfa della nostra città. Egli ipotizzò che la Palazzina di Stupinigi e il Castello di Moncalieri costituissero l’ingresso di una piramide virtuale creata dalla stella elevata nella terza dimensione. Moncalieri avrebbe rappresentato la forza maschile, Stupinigi la dolcezza femminile e insieme avrebbero raffigurato il momento del concepimento della vita. Il percorso esoterico sarebbe poi proseguito verso il Castello di Rivoli, punto indicante “il compimento della vita”, quindi per la Reggia di Venaria, “abbandono delle preoccupazioni e liberazione dello spirito”, per terminare a Superga.
Il Muller sviluppò un innovativo progetto che prevedeva l'attivazione di raggi laser da ognuno dei cinque vertici del pentagono che avrebbero tridimensionalmente disegnato nel cielo una specie di grande capanna al di sopra dell’'intera area cittadina. Questo potente simbolo esoterico avrebbe dovuto essere, secondo lui, la chiave per una nuova cultura, in cui l'essere umano sarebbe finalmente riuscito ad entrare in contatto con la sua parte spirituale.  
Consiglio a chi volesse saperne di più su questo affascinante progetto, che resta ancora non realizzato, di andare a vedere il sito LA STELLA DI TORINO (turinstar.blogspot.com).
Le considerazioni simboliche relative a Stupinigi e alle altre palazzine sabaude non sono, tuttavia, esaurite.




La geometria sacra della nostra città ci consente, infatti, anche di tracciare una croce formata da un asse, che potremo definire “spirituale”, che congiunge le due palazzine di caccia legate al simbolo solare del cervo, Stupinigi e Venaria, e da uno “materiale” che unisce i forti militari di Rivoli e Moncalieri.
Infine, potremmo ancora vedere la città come compresa in un quadrilatero trapezoidale le cui basi sono costituite dagli assi Rivoli-Superga e Stupinigi-Moncalieri, rispettivamente considerati come “coordinate del tempo” e “dello spazio”.
Non è possibile esaurire in poche righe un argomento tanto affascinante e complicato, ma se sono riuscito ad eccitare la curiosità del lettore, sono certo che non potrà fare a meno di compiere suoi approfondimenti personali.


Nota: articolo pubblicato su Civico20 la Rivista Online di Torino il 18 novemre 2024


 

 

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