Stupinigi, palazzina esoterica?
Per me era come un segnale di libertà e
di benvenuto nella natura, perché voleva dire che, finita la scuola, stavo
andando a passare tre mesi di vacanza in campagna da mio nonno, nel pinerolese.
Col passare degli anni ho avuto la
possibilità di visitare a più riprese questo piccolo gioiello architettonico,
sia durante i suoi vari periodi di decadenza che in quelli in cui riprendeva a
splendere nel firmamento dei palazzi celebri di Torino, come oggi.
Per entrare nel merito di questa nota, penso
sia utile ripercorrere rapidamente la sua storia, dall’età medioevale, quando il
territorio era conosciuto con il nome di “Suppunicum” ed era sede del piccolo castello messo
a difesa del paese di Moncalieri appartenente al ramo dei Savoia-Acaia,
all’epoca dei sovrani Savoia che ne decretarono la fama.
Alla morte dell’ultimo del ramo cadetto
degli Acaia, nel 1418, la
proprietà di Stupinigi passò ad Amedeo VIII di Savoia, che nel 1439, lo diede in
proprietà alla famiglia Pallavicino di Zibello.
Il duca Emanuele Filiberto nel 1564 reclamò nuovamente
per sé il possesso del castello e delle terre circostanti per poi donarle,
qualche anno dopo, all'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, o Ordine Mauiziano, da
lui stesso voluto e fondato nel 1572.
Questo nuovo Ordine, ratificato con
bolla papale da Gregorio XIII, unificò l'Ordine
per l'Assistenza ai Lebbrosi di San Lazzaro, nato verso l'anno 1090 come Ordine Militare Religioso
al tempo del Regno Latino di Gerusalemme, e l'Ordine Cavalleresco e Religioso di San
Maurizio, fondato nel 1434 da Amedeo VIII di Savoia, divenuto l'antipapa Felice V.
Ovviamente, il Gran Maestro era il capo di Casa Savoia e, dunque, era lui che gestiva direttamente le terre di Stupinigi, i cui boschi
erano nel frattempo divenuti luogo abituale delle battute di caccia dei duchi.
I fondamentali eventi politici del
XVIII secolo videro, nel 1714,
il ducato divenire regno, al termine della vittoriosa guerra con la Francia e
l’acquisizione della Sicilia. Vittorio Amedeo assunse il titolo di Re del Regno di Sicilia, e nel 1720, in ottemperanza del Trattato di Londra del 1718, con l’acquisizione
della Sardegna di quello di Re del Regno di Sardegna.
Per dar lustro al nuovo reame, nel 1727, Vittorio Amedeo decise
di abbellire Torino con opere degne di competere con le altre corti europee
affidandone la progettazione all’architetto siciliano Filippo Juvarra.
Stupinigi rientrò in questo vasto
progetto; nacque così la meravigliosa palazzina che ancora oggi costituisce il
nucleo centrale del complesso che possiamo ammirare, inaugurata nel 1731 con una storica battuta
di caccia quando il regno era già però passato nelle mani di Carlo Emanuele III.
Negli anni a seguire la costruzione venne
ampliata con l’aggiunta di altre due ali, ospitanti le scuderie e le rimesse
agricole.
Questa è la storia, ma la palazzina di
Stupinigi racchiude forse qualche segreto.
Iniziamo, ad esempio, col notare la sua
pianta assai particolare nella quale da un grande salone centrale di pianta
ovale, quello sormontato dalla statua del cervo, partono quattro bracci obliqui
a formare una croce di sant'Andrea. Si converrà che si tratta
di una figura alquanto originale ed “anomala” per un edificio!
Esotericamente, i due tratti che
formano la croce di sant’Andrea rappresentano i due principii, simili ma
opposti nella loro azione, che attraverso la loro incessante interazione
originano la vita. A differenza della croce latina, con i due tratti che si
intersecano ad angolo retto, in posizione “statica”, la croce di sant’Andrea dà
l’idea di instabilità, di rotazione della figura e rappresenta “dinamicità”.
Essa è, dunque, un simbolo attivo, di generazione.
Per completezza dell’analisi simbolica
del complesso, non è cosa secondaria soffermarsi sulla figura del cervo,
considerato come semplice elemento decorativo riecheggiante l’oggetto primario delle
battute di caccia. Questa è, a mio parere, una lettura molto riduttiva della
valenza simbolica di questo animale. Il cervo è, infatti, simbolo solare per
eccellenza della civiltà indoeuropea sin dalla più remota antichità per via dei
suoi palchi ramificati, impropriamente chiamati corna, che ricordano i raggi
solari, ma non solo questo. I palchi ricordano anche i rami degli alberi quali
elementi di unione tra forze superiori e inferiori e, a causa del loro annuale rinnovarsi,
sono simbolo di rigenerazione vitale.
La statua e la forma dell’edificio
sembrerebbero dunque condurre ad un unico significato.
Il simbolismo totemico del cervo presso
le popolazioni indoeuropee è da sempre contrapposto a quello del toro, forza lunare
generatrice primordiale delle antiche civiltà matriarcali. Per questo motivo in
Grecia lo troviamo consacrato ad Apollo e Atena, dei della purezza e della
luce, mentre nella leggenda Ciparisso la sua morte è all’origine del cipresso,
simbolo dell’immortalità e dell’eternità.
L'iconografia cristiana si appropriò di
questo antico simbolo facendolo diventare simbolo stesso del Cristo che combatte e vince il demonio, rappresentato dal serpente.
Le leggende legate all'apparizione a sant'Uberto del crocifisso tra le corna di
un cervo, ripresa dalla più antica leggenda di sant'Eustachio, sono una chiara
dimostrazione di come la nuova religione si sia appropriata delle precedenti credenze
pagane.
Sapendo quanto i Savoia fossero devoti al cattolicesimo, non credo che tale simbologia possa essere trascurata.
Ne palazzo, il simbolismo è rafforzato
dalle trentasei ventole in legno con teste di cervo che sfoggiano sulle pareti del
salone centrale.
Si può dunque affermare che il corpo
centrale della palazzina di Stupinigi venne realizzata secondo un progetto ideato
da Vittorio Amedeo II di Savoia e dal suo
architetto di fiducia per lasciare ai posteri un indelebile messaggio
esoterico? Quando si entra in questo ambito non esistono certezze, ma solo ciò
che ognuno ritiene di percepire. A me piace pensarlo.
D’altro canto, la cosa non dovrebbe
destare stupore considerando che tra le molte opere che il Juvarra realizzò a
Torino per il suo reale mecenate figurano anche la Basilica di Superga, (1716-1731), il Castello di Rivoli (1718) e la Gran Galleria e
la chiesa, guarda caso dedicata a sant'Uberto, della reggia di Venaria Reale (1716-1729).
Le considerazioni simboliche relative a Stupinigi e alle altre palazzine sabaude non sono, tuttavia, esaurite.
Nota: articolo pubblicato su Civico20 la Rivista Online di Torino il 18 novemre 2024
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