Gli enigmatici simboli del tempio Templare di Royston

 Roberto D’Amico

A circa un'ora di macchina da Londra, a pochi chilometri dalla rinomata città universitaria di Cambridge, sorge la cittadina di Royston, dove è possibile visitare una delle più suggestive camere sotterranee non solo della Gran Bretagna, ma d'Europa.
Royston nasce intorno al X secolo come progressiva estensione di un importante e frequentato mercato all'incrocio di due strade romane di grande comunicazione:  la Ashwell  Street, costruita su una precedente strada preistorica, la Icknield Way,  che univa la piana di Salisbury. dove sorge Stonhenge, all'East Anglia e la Ermine Street, che da Londra conduceva a York.
All'incrocio  di  queste  due  trafficate  strade,  come  era consuetudine nei primi anni dell'era cristiana, venne posta una croce in pietra, di cui si è persa traccia, sovrastante una base formata da un masso, ancora oggi visibile a pochi metri dalla sua originale collocazione.


Sono in molti a ritenere assai probabile che la croce abbia "cristianizzato" il precedente monumento pagano. È, infatti, noto che  i  crocevia  avevano  per  gli  antichi  Celti  un  significato particolare e che normalmente venivano contrassegnati con pietre erette o massi a cui erano attribuiti poteri particolari e considerati veri e propri luoghi sacri.
Il gruppo di case che nacque attorno a questo importante mercato prese il nome proprio da quella croce, conosciuta come "Crux Roheyes", o "Croce di Roisia". Tale nome era appartenuto ad un'importante nobildonna locale del XII secolo, Lady Roisia De Vere, moglie di Geoffrey de Mandeville. Più tardi, la cittadina divenne "Roisiàs Town", la città di Roisia, che fu poi in seguito cambiato definitivamente nell'attuale forma contratta di Royston.

Sotto  terra,  a  qualche  metro  di  distanza  dal  centro dell'incrocio,  che è  ancora oggi centro topografico della cittadina,  si trova  un'enigmatica camera artifiiale a forma di campana irregolare avente un'altezza massima di circa dieci metri e un diametro di base di circa sette. Scavata nel bianco calcare gessoso della zona, la sua sommità è praticamente  a  pochi  centimetri  dal  livello  stradale dell'odierna Melbourn Street, l'antica Icknield Way, e, si ritiene, assai vicino al punto in cui era posta l'antica croce.

Prima del 1790, anno in cui venne scavato il tunnel ancora oggi  utilizzato  per  accedere  alla  camera,  l'unico  accesso  era  costituito da uno stretto pozzo verticale di circa 60 centimetri  di diametro sul lato nord, attraverso il quale si poteva scendere per mezzo di scanalature scavate lungo le sue pareti a guisa di gradini di una scala.
La parte centrale della volta era un tempo rivestita di mattoni, così  come  era  completamente  chiusa  da  mattoni,  di  cui sopravvivono oggi le due prime file di base, l'apertura di un secondo pozzo che si apre sul lato est, di dimensioni assai inferiori  a  quello dell'ingresso  e  per  questo  ritenuto  di  ventilazione.
La particolarità della grotta di Royston consiste nel fatto che, a partire dalla base, per i primi due metri e mezzo circa di altezza, la sua parete è completamente ricoperta da misteriose sculture ed incisioni, assai rozze nella fattura, di sicura datazione medievale e di chiaro connotato religioso/militare. La loro origine è sconosciuta e, dal 1742, anno della casuale scoperta della grotta durante alcuni lavori per l'ampliamento del mercato, sono nate molte ipotesi per cercare di darne una spiegazione.

          

La cavità fu trovata parzialmente riempita di terra e detriti, durante la rimozione dei quali vennero alla luce pochi reperti: un teschio, alcuni pezzi di ossa, frammenti di una comune tazza in terracotta segnata con punti gialli, un pezzo di rame e un piccolo sigillo fatto di "argilla da pipa cotta" con il giglio di Francia, di cui non è rimasta traccia.
William Stukeley, il più celebre "antiquario" inglese del XVIII secolo, al quale, tra l'altro, va riconosciuto il merito di aver per primo risvegliato l'interesse del mondo scientifico ufficiale verso i grandi monumenti preistorici di Stonhenge, Silbury Hill ed Avebury, venne a visitarla poco dopo la sua scoperta.

Come era sua consuetudine, ne copiò diligentemente tutte le raffigurazioni raccogliendole poi, nel 1743, in un libretto, nel quale avanzò l'ipotesi che la grotta altro non fosse che la cappella privata della stessa Lady Roisia, nella quale ella avrebbe voluto ritrarre personalmente  la storia della sua  famiglia.
Egli credette pure di riconoscere nel teschio e nelle ossa rinvenute i resti della stessa Lady Roisia.
Questa  teoria  venne  immediatamente  (1744)  ed  aspramente contestata dal rev. Charles Parkin, che sostenne invece l'ipotesi che la grotta fosse stata la dimora di un santo eremita ed utilizzata come luogo di preghiera vicino alla Sacra Croce.
Fu, tuttavia, solo un secolo più tardi, nel 1852, che il primo resoconto di una certa validità scientifica venne pubblicato ad opera di Joseph Beldam che, per primo, cercò di analizzare archeologicamente il sito.
Scavando in una depressione del pavimento, egli rinvenne frammenti di ossa, legno, ferro, cuoio ed alcune pietre che ritenne essere la prova dell'esistenza di una fossa preromana da cui poi la grotta venne ricavata per allargamento in epoche successive.
Questa  depressione,   ancora  oggi  visibile  alla  destra dell'ingresso, è stata via via indicata come tomba dell'eremita,  vasca di raccolta per l'acqua, o, addirittura, tomba simbolica usata durante riti d'iniziazione.
Baldam ritenne che il primitivo pozzo fosse stato inizialmente usato come sepolcro in periodo romano e quindi, probabilmente al tempo delle Crociate, trasformato in cappella cristiana, forse associata ad un eremitaggio. E, secondo lui, tale rimase fino alla Riforma, quando venne riempita, sigillata e definitivamente dimenticata.
La teoria di Baldam ha ancora oggi una certa validità e, probabilmente, non si discosta molto dalla realtà. 

Alcuni studiosi locali ritengono, invece, che la grotta venne usata per riti sacri sin dalla più remota antichità e portano come supporto alla loro teoria la presenza lì accanto della strada preistorica ed il fatto che, esattamente in corrispondenza della stanza sotterranea,  si intersechino due potentissime "ley lines" (una maschile e l'altra femminile, conosciute anche come correnti "di Michele" e "di Maria"),  le  linee di  forza  telluriche  ritenute  fonti  di proprietà  energetiche particolari in grado di  influenzare fortemente i poteri psichici dell'uomo.
La prima di queste linee attraverserebbe tutta l'Europa per arrivare fino all'Ucraina e sarebbe contrassegnata da tutta una serie di edifici sacri risalenti ai più vari periodi storici. L'altra seguirebbe praticamente il percorso della strada preistorica e condurrebbe, anch'essa contrassegnata da innumerevoli costruzioni e luoghi di culto, sino ai grandi monumenti di pietre della piana di Salisbury.
La grotta sarebbe, dunque, in una posizione geomantica perfetta, possibile luogo di contatto con l'Aldilà, secondo le antiche dottrine pagane. 

Ad alimentare la notorietà e l'alone di leggenda del luogo vi è pure l'evidenza che tutta la zona circostante fu interessata da numerosissimi insediamenti Templari.
L'Ordine aveva possedimenti a Cambridge e precettorie a Hitchin, Shingay-cum-Wendy e Duxford, tutti a pochi chilometri da Royston. E nel 1148 furono proprio i Templari a fondare la città di Baldock, a soli tredici chilometri di distanza sulla Icknield Way, il cui nome derivò, a quanto pare, dalla corruzione del nome Bagdad, importato dal medio oriente proprio dai monaci/cavalieri dai mantelli bianchi rosso-crociati.
I Templari ebbero una grande influenza sulla vita di Royston, dove venne loro garantita dal Re l'esenzione dalle tasse al Priorato locale per la vendita di prodotti e merci in quell'importante mercato. Esistono testimonianze scritte che ne attestano l'attività commerciale e le dispute con il Priorato, dal 1199 fino ad almeno il 1254.
Tra l'altro lo stesso Geoffrey de Mandeville, marito di Lady Roisia, fu probabilmente un Templare o comunque legato all'ambiente Templare, dato che alla sua morte nel 1144 venne sepolto nella Temple Church, la Chiesa dell'Ordine a Londra, dove ancora oggi è visibile il suo monumento funerario accanto a quello di molti cavalieri Templari.
Prendendo come spunto la costante presenza dei Templari e portando come supporto la indubbia somiglianzà tra alcune delle figure qui rappresentate e quelle rinvenute in altri luoghi, di origine sicuramente Templare, come ad esempio i graffiti della torre del castello di Chinon, in Francia, la ricercatrice locale Sylvia P. Beamon ha da anni cercato di dimostrarne la possibile origine templare.
Secondo la sua interpretazione la grotta sarebbe stata utilizzata come magazzino merci nella sua parte superiore, separata per mezzo di un soppalco in legno dalla parte sottostante, che sarebbe invece stata usata dai membri di rango elevato durante la loro permanenza in Royston per seguire le loro attività  commerciali per riunioni o cerimonie segrete,  o addirittura per compiere veri e propri riti di iniziazione. Prima di passare brevemente in rassegna le varie raffigurazioni scolpite sulla parete della grotta, vale la pena ricordare un particolare,  a nostro avviso, tutt'altro che insignificante evidenziato giustamente dalla Beamon.

                                              

Il pavimento circolare della grotta racchiude, infatti, una depressione ottagonale, che crea una specie di gradino di una ventina di centimetri di altezza e 90 di larghezza lungo tutto il perimetro, che non può non riportare alla mente l'importanza che la figura dell'ottagono possedeva nella simbologia templare! Alcuni ritengono trattarsi di un semplice sedile intorno al centro della grotta, altri di un inginocchiatoio usato dai cavalieri durante le loro preghiere rivolti verso le figure scolpite. Quel che è certo è che l'ottagono inscritto in un cerchio è un chiaro riferimento simbolico dall'elevato carattere iniziatico e ne riteniamo assai improbabile un suo uso casuale. 
A riprova di quanto affermato si possono portare i vari esempi di chiese templari, e anche dei Cavalieri di San Giovanni, di quel periodo, aventi pianta circolare e colonnato interno poligonale, esagonale o, molto più frequentemente, ottagonale. Esse sarebbero state una riproduzione della Chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme, ipotesi che la Beamon avanza anche per la camera di Royston.

Due date, 1347 e 1359, sono scolpite tra le figure, ed essendo state documentate sin dai tempi dei primi investigatori sono probabilmente da ritenersi autentiche. Esse potrebbero forse indicare il periodo in cui gli ignoti artisti terminarono il loro lavoro o, forse essere una testimonianza degli ultimi anni in cui la camera sotterranea venne utilizzata, a seguito della dissoluzione dell'Ordine del Tempio.
È noto, infatti, che benché ufficialmente disciolto con decreto papale il 22 marzo 1312 e simbolicamente cancellato con l'arrostimento a fuoco lento del Gran Maestro Jacques de Molay nel marzo del 1314, l'Ordine del Tempio sopravvisse a lungo oltre quelle date in Inghilterra.
Si ha prova che almeno fino al 1340 molte delle proprietà templari non fossero ancora passate agli Ospitalieri dell'Ordine di San Giovanni, a dimostrazione della tenace resistenza avuta nell'isola ad obbedire agli ordini del Papa. È sicuramente plausibile, quindi, ritenere che, qua e là, piccoli gruppi di cavalieri abbiano continuato a riunirsi segretamente e che, forse, uno di questi fece uso proprio della grotta di Royston, lasciando volontariamente scolpite le date delle sue riunioni anche per testimoniare ai posteri la sua sopravvivenza alla dissoluzione papale.

Ma veniamo alle figure, che qui riproduciamo dal foglio "Guide to the Royston Cave", acquistabile nella grotta stessa durante la visita.
Alcune sono chiaramente riconoscibili ed identificabili, quali le scene della crocifissione, le figure di San Cristoforo (con Gesù bambino sulla spalla), e dei martiri Santa Caterina (con in mano la ruota chiodata del suo martirio) e San Lorenzo (con in mano la graticola su cui venne arrostito). Tutti personaggi molto venerati dai crociati e le nicchie che si aprono sulle pareti fanno pensare effettivamente a possibili altarini, contenenti un tempo candele e forse reliquie portate dall'Oriente. Altre figure sono di assai più vaga interpretazione e sono state via via identificate con personaggi biblici o della storia locale. In realtà mancano elementi sia per confermare che per smentire ogni ipotesi.



L'interpretazione che vuole riconoscere nella figura coronata, rappresentata a mezzo busto e con le braccia aperte, il biblico Re Davide, capostipite della stessa linea di sangue di Cristo, in quanto conforme alla tipica rappresentazione medioevale del personaggio, emergente dalle acque, è alquanto credibile. Così come si potrebbero vedere nelle figure allacciate del cavallo e di un essere con evidenziati gli attributi sessuali femminili, una reminescenza di antichi miti pagani legati al culto della fertilità.

In effetti il cavallo è in questo caso elemento fallico, come anche la posizione da monta sembra evidenziare, in chiara contrapposizione alla figura femminile, che ricorda sin troppo da vicino le "shiela-na-gig" (rozze raffigurazioni di donne che con le mani si divaricano la vulva in un gesto apotropaico di grande significato simbolico sicuramente di origine precristiana, ma ancora nel medioevo inserite talvolta come elementi propiziatori nelle stesse chiese) di cui esistono diversi esempi nell'area inglese.
Delle due figure di gruppo, una è forse stata giustamente interpretata  come  una  rappresentazione  degli  Apostoli, sovrastanti la figura di un grande Cristo guerriero, con il tredicesimo, che qualcuno riconosce come Giuda, seminascosto dietro agli altri.
Sparsi tra le figure principali sono poi riconoscibili simboli tipici del primitivo cristianesimo, quali la colomba dello Spirito Santo che s'invola dalla Mano di Dio e le impronte di mani con il cuore nel palmo, simbolo di amore e pietà e simboli esoterici tipicamente Templari, come i cerchi concentrici raggiati (identici a quelli di Chinon), la spada, la croce trilobata, il cuore.

Per cercare di trarre qualche conclusione, non possono esservi dubbi sul fatto che si tratti di un luogo al quale vennero attribuite caratteristiche naturali particolari, adibito forse sin dai tempi preistorici ad una qualche forma di culto. Non si può poi non vedere nella forma, nel tipo di accesso, nel fatto che esso venne ricavato sotto terra e nella stessa tipologia delle rappresentazioni una qualche affinità con stanze rituali nelle quale si svolgevano cerimonie di tipo iniziatico. Non sembra quindi privo di fondamento un suo collegamento con l'Ordine del Tempio anzi, alcuni elementi sembrano portare ad una conferma definitiva di questa ipotesi, quali l'ottagono di base, il sigillo con il giglio di Francia, gli inequivocaboli simboli esoterici e la rappresentazione di figure sicuramente tacciabili di eresia dalla Chiesa ortodossa ,di quel tempo.
Forse, possedendo la chiave di lettura completa, sarebbe possibile rintracciare un significato anche nella stessa disposizione delle figure. Non sarebbe, infatti, difficile collegarle ad una specie di percorso rituale che, partendo dalla croce trilobata posta ad ovest, che qualcuno riconosce come lato principale della grotta, potrebbe rappresentare una specie di racconto cronologico di avvenimenti storici legati all'Ordine. Oppure, come più probabile, partendo dall'est e girando in senso antiorario, secondo quanto appreso in oriente, gli antichi cavalieri potevano decifrare un messaggio o un insegnamento segreto.
Inutile dire che, in assenza di prove concrete, l'enigma rimarrà tale per sempre.
Al cacciatore d'Insolito non servono comunque delle risposte. Egli va in cerca di sensazioni, di ispirazione, di realtà fantastiche. Insomma, di tutto ciò che si trova in questa piccola grotta inglese.
Suggerisco vivamente, dunque, a chi avesse l'occasione di effettuare un viaggio a Cambridge, di effettuare una breve digressione verso Royston, perchè si tratta forse di un luogo veramente "magico".
Per chi volesse avere notizie più dettagliate consigliamo l'elegante ed interessantissimo libro della professoressa Sylvia P. Beamon, intitolato "The Royston Cave, used by saints or sinners? Locai historical influences of the Templar and Hospitaller movements" (pubblicato nel 1992 dalla Cortney Publications, 57 Ashwell Street, Ashwell, Baldok, Herts.), che, oltre a descrivere con minuziosità di particolari le sculture, le inserisce con grande supporto documentaristico nel quadro storico completo del tempo e dell'area geografica.

Dal 2018, la gestione di Royston Cave è tornata al Royston Town Council.
Nel seguente sito avete la possibilità di avere tutte le informazioni nel caso voleste prenotare una visita, ma soprattutto fare uno stupendo tour virtuale della grotta: Royston Cave | Visit
 

Nota: Una prima stesura di queta nota è stata pubblicata su:

                                               


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