Gli enigmatici simboli del tempio Templare di Royston
Roberto D’Amico
A circa
un'ora di macchina da Londra, a pochi chilometri dalla rinomata città
universitaria di Cambridge, sorge la cittadina di Royston, dove è
possibile visitare una delle più suggestive camere sotterranee non solo della Gran
Bretagna, ma d'Europa.
Royston
nasce intorno al X secolo come progressiva estensione di un importante e
frequentato mercato all'incrocio di due strade romane di grande
comunicazione: la Ashwell Street, costruita su una precedente strada
preistorica, la Icknield Way, che univa
la piana di Salisbury. dove sorge Stonhenge, all'East Anglia e la Ermine
Street, che da Londra conduceva a York.
All'incrocio di
queste due trafficate
strade, come era consuetudine nei primi anni dell'era
cristiana, venne posta una croce in pietra, di cui si è persa traccia,
sovrastante una base formata da un masso, ancora oggi visibile a pochi metri
dalla sua originale collocazione.
Prima del
1790, anno in cui venne scavato il tunnel ancora oggi utilizzato
per accedere alla camera, l'unico accesso
era costituito da uno stretto
pozzo verticale di circa 60 centimetri di
diametro sul lato nord, attraverso il quale si poteva scendere per
mezzo di scanalature scavate lungo le sue pareti a guisa di gradini di una
scala.
La parte
centrale della volta era un tempo rivestita di mattoni, così come
era completamente chiusa
da mattoni, di cui
sopravvivono oggi le due prime file di base, l'apertura di un secondo pozzo che
si apre sul lato est, di dimensioni assai inferiori a
quello dell'ingresso e per
questo ritenuto di
ventilazione.
La
particolarità della grotta di Royston consiste nel fatto che, a partire dalla
base, per i primi due metri e mezzo circa di altezza, la sua parete è
completamente ricoperta da misteriose sculture ed incisioni, assai rozze nella
fattura, di sicura datazione medievale e di chiaro connotato
religioso/militare. La loro origine è sconosciuta e, dal 1742, anno della
casuale scoperta della grotta durante alcuni lavori per l'ampliamento del
mercato, sono nate molte ipotesi per cercare di darne una spiegazione.
La cavità
fu trovata parzialmente riempita di terra e detriti, durante la rimozione dei
quali vennero alla luce pochi reperti: un teschio, alcuni pezzi di ossa,
frammenti di una comune tazza in terracotta segnata con punti gialli, un pezzo
di rame e un piccolo sigillo fatto di "argilla da pipa cotta" con il
giglio di Francia, di cui non è rimasta traccia.
William
Stukeley, il più celebre "antiquario" inglese del XVIII secolo, al
quale, tra l'altro, va riconosciuto il merito di aver per primo risvegliato l'interesse del mondo
scientifico ufficiale verso i grandi monumenti preistorici di Stonhenge, Silbury
Hill ed Avebury, venne a visitarla poco dopo la sua scoperta.
Come era
sua consuetudine, ne copiò diligentemente tutte le raffigurazioni
raccogliendole poi, nel 1743, in un libretto, nel quale avanzò l'ipotesi che la
grotta altro non fosse che la cappella privata della stessa Lady Roisia, nella
quale ella avrebbe voluto ritrarre personalmente la storia della sua famiglia.
Egli
credette pure di riconoscere nel teschio e nelle ossa rinvenute i resti della
stessa Lady Roisia.
Questa teoria
venne immediatamente (1744)
ed aspramente contestata dal rev.
Charles Parkin, che sostenne invece l'ipotesi che la grotta fosse stata la
dimora di un santo eremita ed utilizzata come luogo di preghiera vicino alla
Sacra Croce.
Fu,
tuttavia, solo un secolo più tardi, nel 1852, che il primo resoconto di una
certa validità scientifica venne pubblicato ad opera di Joseph Beldam che, per
primo, cercò di analizzare archeologicamente il sito.
Scavando in
una depressione del pavimento, egli rinvenne frammenti di ossa, legno, ferro,
cuoio ed alcune pietre che ritenne essere la prova dell'esistenza di una fossa
preromana da cui poi la grotta venne ricavata per allargamento in epoche
successive.
Questa depressione,
ancora oggi visibile
alla destra dell'ingresso, è stata
via via indicata come tomba dell'eremita,
vasca di raccolta per l'acqua, o, addirittura, tomba simbolica usata
durante riti d'iniziazione.
Baldam
ritenne che il primitivo pozzo fosse stato inizialmente usato come sepolcro in
periodo romano e quindi, probabilmente al tempo delle Crociate, trasformato in
cappella cristiana, forse associata ad un eremitaggio. E, secondo lui, tale
rimase fino alla Riforma, quando venne riempita, sigillata e definitivamente
dimenticata.
La teoria
di Baldam ha ancora oggi una certa validità e, probabilmente, non si discosta
molto dalla realtà.
Alcuni studiosi locali ritengono, invece, che la grotta venne usata per riti sacri sin dalla più
remota antichità e portano come supporto alla loro teoria la presenza lì
accanto della strada preistorica ed il fatto che, esattamente in corrispondenza
della stanza sotterranea, si
intersechino due potentissime "ley lines" (una maschile e l'altra
femminile, conosciute anche come correnti "di Michele" e "di
Maria"), le linee di
forza telluriche ritenute
fonti di proprietà energetiche particolari in grado di influenzare fortemente i poteri psichici
dell'uomo.
La prima di
queste linee attraverserebbe tutta l'Europa per arrivare fino all'Ucraina e sarebbe
contrassegnata da tutta una serie di edifici sacri risalenti ai più vari
periodi storici. L'altra seguirebbe praticamente il percorso della strada
preistorica e condurrebbe, anch'essa contrassegnata da innumerevoli costruzioni
e luoghi di culto, sino ai grandi monumenti di pietre della piana di Salisbury.
La grotta
sarebbe, dunque, in una posizione geomantica perfetta, possibile luogo di
contatto con l'Aldilà, secondo le antiche dottrine pagane.
L'Ordine aveva possedimenti a Cambridge e precettorie a Hitchin, Shingay-cum-Wendy e Duxford, tutti a pochi chilometri da Royston. E nel 1148 furono proprio i Templari a fondare la città di Baldock, a soli tredici chilometri di distanza sulla Icknield Way, il cui nome derivò, a quanto pare, dalla corruzione del nome Bagdad, importato dal medio oriente proprio dai monaci/cavalieri dai mantelli bianchi rosso-crociati.
I Templari ebbero una grande influenza sulla vita di Royston, dove venne loro garantita dal Re l'esenzione dalle tasse al Priorato locale per la vendita di prodotti e merci in quell'importante mercato. Esistono testimonianze scritte che ne attestano l'attività commerciale e le dispute con il Priorato, dal 1199 fino ad almeno il 1254.
A riprova di quanto affermato si possono portare i vari esempi di chiese templari, e anche dei Cavalieri di San Giovanni, di quel periodo, aventi pianta circolare e colonnato interno poligonale, esagonale o, molto più frequentemente, ottagonale. Esse sarebbero state una riproduzione della Chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme, ipotesi che la Beamon avanza anche per la camera di Royston.
Due date,
1347 e 1359, sono scolpite tra le figure, ed essendo state documentate sin dai
tempi dei primi investigatori sono probabilmente da ritenersi autentiche. Esse
potrebbero forse indicare il periodo in cui gli ignoti artisti terminarono il
loro lavoro o, forse essere una testimonianza degli ultimi anni in cui la camera sotterranea venne utilizzata, a seguito della dissoluzione dell'Ordine del Tempio.
È noto,
infatti, che benché ufficialmente disciolto con decreto papale il 22 marzo 1312
e simbolicamente cancellato con l'arrostimento a fuoco lento del Gran Maestro
Jacques de Molay nel marzo del 1314, l'Ordine del Tempio sopravvisse a lungo
oltre quelle date in Inghilterra.
Si ha prova
che almeno fino al 1340 molte delle proprietà templari non fossero ancora
passate agli Ospitalieri dell'Ordine di San Giovanni, a dimostrazione della tenace resistenza avuta
nell'isola ad obbedire agli ordini del Papa. È sicuramente plausibile, quindi,
ritenere che, qua e là, piccoli gruppi di cavalieri abbiano continuato a
riunirsi segretamente e che, forse, uno di questi fece uso proprio della grotta
di Royston, lasciando volontariamente scolpite le date delle sue riunioni anche
per testimoniare ai posteri la sua sopravvivenza alla dissoluzione papale.
Alcune sono chiaramente riconoscibili ed identificabili, quali le scene della crocifissione, le figure di San Cristoforo (con Gesù bambino sulla spalla), e dei martiri Santa Caterina (con in mano la ruota chiodata del suo martirio) e San Lorenzo (con in mano la graticola su cui venne arrostito). Tutti personaggi molto venerati dai crociati e le nicchie che si aprono sulle pareti fanno pensare effettivamente a possibili altarini, contenenti un tempo candele e forse reliquie portate dall'Oriente. Altre figure sono di assai più vaga interpretazione e sono state via via identificate con personaggi biblici o della storia locale. In realtà mancano elementi sia per confermare che per smentire ogni ipotesi.
Delle due figure di gruppo, una è forse stata giustamente interpretata come una rappresentazione degli Apostoli, sovrastanti la figura di un grande Cristo guerriero, con il tredicesimo, che qualcuno riconosce come Giuda, seminascosto dietro agli altri.
Sparsi tra le figure principali sono poi riconoscibili simboli tipici del primitivo cristianesimo, quali la colomba dello Spirito Santo che s'invola dalla Mano di Dio e le impronte di mani con il cuore nel palmo, simbolo di amore e pietà e simboli esoterici tipicamente Templari, come i cerchi concentrici raggiati (identici a quelli di Chinon), la spada, la croce trilobata, il cuore.
Forse, possedendo la chiave di lettura completa, sarebbe possibile rintracciare un significato anche nella stessa disposizione delle figure. Non sarebbe, infatti, difficile collegarle ad una specie di percorso rituale che, partendo dalla croce trilobata posta ad ovest, che qualcuno riconosce come lato principale della grotta, potrebbe rappresentare una specie di racconto cronologico di avvenimenti storici legati all'Ordine. Oppure, come più probabile, partendo dall'est e girando in senso antiorario, secondo quanto appreso in oriente, gli antichi cavalieri potevano decifrare un messaggio o un insegnamento segreto.
Inutile dire che, in assenza di prove concrete, l'enigma rimarrà tale per sempre.
Al cacciatore d'Insolito non servono comunque delle risposte. Egli va in cerca di sensazioni, di ispirazione, di realtà fantastiche. Insomma, di tutto ciò che si trova in questa piccola grotta inglese.
Suggerisco vivamente, dunque, a chi avesse l'occasione di effettuare un viaggio a Cambridge, di effettuare una breve digressione verso Royston, perchè si tratta forse di un luogo veramente "magico".
Per chi volesse avere notizie più dettagliate consigliamo l'elegante ed interessantissimo libro della professoressa Sylvia P. Beamon, intitolato "The Royston Cave, used by saints or sinners? Locai historical influences of the Templar and Hospitaller movements" (pubblicato nel 1992 dalla Cortney Publications, 57 Ashwell Street, Ashwell, Baldok, Herts.), che, oltre a descrivere con minuziosità di particolari le sculture, le inserisce con grande supporto documentaristico nel quadro storico completo del tempo e dell'area geografica.
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