I "Culdees", i misteriosi Druidi cristiani di Scozia

Roberto D’Amico

 


Yesu era il nome celtico del dio principale della Trinità Druidica britannica. Secondo una diffusa corrente di pensiero protestante, e specialmente presbiteriana, che da secoli ormai contrasta la propaganda della Chiesa Cattolica di Roma, ci sarebbero evidenze che dimostrerebbero che i Druidi fossero in realtà d’origine Israelita e fossero detentori di una dottrina religiosa avanzata.
Secondo certe scuole teosofiche ed esoteriche, gli insegnamenti di Cristo sarebbero addirittura derivati proprio da quella più antica scuola iniziatica dei sacerdoti Druidi.
Non esistono ovviamente documenti o testimonianze che possano confermare una tale ipotesi di filiazione tuttavia, secondo alcuni, vi sarebbero non poche prove indirette che potrebbero supportarla, almeno in teoria.
Tutto si baserebbe sull'arrivo nelle isole britanniche di una missione segreta, organizzata dalla setta degli Esseni, susseguente la crocifissione e la fuga della figura storica conosciuta come Gesù il Nazareno.
Di essa avrebbero fatto parte Giuseppe di Arimatea, Lazzaro, Massimino ed un piccolo gruppo di parenti, comprendente anche diverse donne iniziate: Maria, Marta e Marcella. 
Lo storico della Chiesa Eusebio di Cesarea (264-340 d.C.) scrive che "gli Apostoli avevano attraversato l'oceano e raggiunto le isole chiamate isole Britanniche", e anche Freculphus (circa 850 d.C.) riprende il tema affermando che il gruppo guidato da Giuseppe di Arimatea era giunto in Britannia su invito di "certi Druidi d’alto rango".
Le leggende legate all'arrivo di Giuseppe di Arimatea, colui che avrebbe trafugato il Graal, la coppa in cui egli stesso aveva raccolto il sangue di Cristo, nell'odierna Inghilterra sono, per la verità, più di una. In un mio post precedente ho riportato quella riguardante il pozzo dove Giuseppe di Arimatea avrebbenascosto la Sacra Coppa nella straordinaria Glastonbury, nella quale molti riconoscono la leggendaria Isola di Avalon.
La tradizione di cui parliamo ora ipotizza, invece, l'arrivo del gruppo del gruppo di seguaci di Cristo verso il 37 d.C. nella zona orientale dell’odierna Scozia.
Questa teoria si basa sul fatto che vi sono testimonianze storiche della presenza in quell'area di una engimatica primitiva comunità cristiana molto particolare, i cui seguaci, conosciuti con il nome anglosassone di "Culdees", in italiano Culdei, dicevano di aver ricevuto la loro dottrina e il loro credo direttamente dai discepoli dell'Apostolo Giovanni.
Storicamente di loro si sa poco. Apparsi per la prima volta in Irlanda verso il VI secolo (ma secondo alcuni le loro radici affondano nel I secolo) e poi in Scozia, i Culdees, erano eremiti anche se vivevano alla maniera monastica pur non prendendo voti monastici. L'etimologia del loro nome, la loro origine, le loro dottrine, la regola o le regole sotto le quali vivevano e i limiti della loro autorità e dei loro privilegi sono state tutte oggetto di grandi controversie. Tutti ammettono, che almeno inizialmente i Culdees vivessero in comunità, separati dalla massa dei fedeli e che le loro vite fossero interamente dedicate alla religione.  Il loro credo ruotava intorno all’idea di resurrezione e di un accrescimento spirituale.
Le loro abitudini e il loro modo di vivere sono stati il motivo che ha fatto nascere l’ipotesi di una loto derivazione dai Druidi.                                                          
"Il risultato di tutte le ricerche che ho fatto sulla storia dei Culdees – scriveva già nel 1829 l'antiquario Godfrey Higgins nel suo libro "The Celtic Druids" - é che essi erano gli ultimi resti dei Druidi che erano stati convertiti al cristianesimo, prima che la Chiesa di Roma mettesse piede in Britannia. Essi erano monaci professanti un druidismo pitagorico, probabilmente Esseni, e questo spiegherebbe la facilità con cui abbracciarono la nuova fede: in quanto gli Esseni erano assai affini ai cristiani. Il fatto che i Culdees avessero una successione di tipo ereditario é estremamente importante. É una pratica così diversa da quella comune alla religione cristiana che tende a confermare il sospetto che essi fossero Druidi. Essa non é riscontrabile in nessun’altra parte se non presso i Druidi."
Il fatto che, come i Druidi e gli Esseni, i Culdees indossassero abiti bianchi e occupassero per lo più luoghi collegati ai precedenti culti druidici sarebbero altri indizi a supporto di una tale ipotesi.
L'interpretazione del nome Culdees, foneticamente identico a quello dei Caldei, é secondo alcuni ricercatori, riconducibile a due parole della lingua celto-britannica: Culdee e Cuildich. La prima significa "certi stranieri", la seconda sarebbe derivata dall’irlandese “Céli Dé” (plurale di "Céile-Dé"), poi latinizzato in “Coli Dei”, e potrebbe essere tradotta come "servi/compagni di Dio" o “sposi di Dio” o, ancora, "ritirati a parte”. 
In entrambi i casi il nome pare dunque appropriato, anzi i due nomi sembrerebbero avvalorare tanto la provenienza esterna dei monaci-druidi, quanto la loro dedizione a Dio e il loro eremitismo.
É anche importante notare che nelle antiche “Triadi Britanniche” Giuseppe e i suoi dodici compagni erano chiamati Culdees, così come Paolo, Pietro, Lazzaro, Simone lo Zelota, Aristobulus e altri. Non essendo tale nome conosciuto ed usato al di fuori della Britannia, nemmeno nella Gallia celtica, non poté, dunque, che essere stato assegnato da qualcuno che fosse cresciuto tra i Cimbri.
Negli anni successivi tale nome acquistò un significato aggiuntivo, enfatizzando il fatto che la Chiesa Cristiana dei Culdees fosse la vera Chiesa "originale" di Cristo sulla terra.
Il nome Culdee e Culdich rimase tenacemente legato alla Chiesa di Scozia e ai suoi prelati più a lungo che in ogni altro luogo.
Per quanto riguarda i possibili legami tra Celti ed Ebrei é stato fatto notare come le loro lingue avessero similarità di base di vocabolario e sintassi e che le cerimonie druidiche erano praticamente identiche a quelle dei tempi di Mosé. Inoltre l'Arcidruida e il Sommo Sacerdote d’Israele erano abbigliati allo stesso modo.
I Culdees si imbarcarono in numerose spedizioni missionarie verso la Francia, nello stesso periodo in cui la Chiesa di Roma inviava i suoi missionari dal Danubio all'Islanda.
I collegi, o scuole di insegnamento, culdei erano detti "Cathair Culdich", il Seggio dei Culdees, nome che ricorda stranamente il nome della setta eretica dei Catari francesi. L'affinità tra i nomi Chatair e Chatar é ancora più interessante se si considera che la dottrina dei Catari si diceva derivata da un libro segreto attribuito all'apostolo Giovanni.

In Scozia chiesa cristiana dei Culdees, con tredici istituzioni, raggiunse la massima espansione nel X secolo. Le sue case-madri erano a St. Andrews, Scone, Dunkeld, Lochleven, Monymusk, Abernethy e Brechin. Ciascuna di esse era un insediamento indipendente controllato in modo totale da un suo Abate. Un insediamento dei Culdees era formato da dodici monaci, secondo lo schema dei dodici apostoli, ma anche tenendo conto dell’alto valore simnbolico cosmico del numero 12. Si raggurppavano in gruppi di dodici e poi, quando il numero cresceva, creavano un nuovo gruppo di dodici e così via. Questa pratica è durata fino alla loro lenta scomarsa
Molte delle più antiche, isolate e diroccate cappelle cristiane scozzesi sono loro attribuite.
Una delle caratteristiche dei Culdees furono le alte torri rotonde che essi costruirono dove vivevano, il cui uso poteva essere difensivo, abitativo o come magazzino.
In Irlanda ne rimangono sessantacinque (venti in ottime condizioni) sulle centoventi che si suppone esistessero inizialmente. Porte, finestre, altezze dei piani e diametri segono schemi ben definiti e si pensa che la pmaggior parte delle torri siano state il lavoro di gruppi di costruttori che si trasferivano da un monastero all’altro applicando un modello standard. Modello che si ritrova anche in Scozia, dove gli unici esempi di torri ancora ben conservati sono quelli di Brechin e Abernethy (nelle due foto che corredano questo post), costruite tra il IX e il XII secolo, quando i Culdees persero qualsiasi tratto distintivo che avevano avuto precedentemente per venire assorbiti dalla chiesa ufficiale.

                                                

Nel piccolo Mueo della Chiesa di Abercorn Una stele scolpita secondo il modello normalmente usato per le croci celtiche raffigura invece, alll’interno di un cerchio, un fiore a dodici petali, sotto al quale è scolpita una Coppa. Per il suo simbolismo è stata da alcuni attribuita ai Culdees e gli stessi ritengono che la coppa potrebbe essere proprio il Santo Graal.


 
                                              



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