Il 45° parallelo non passa per Piazza Statuto…
Roberto D’Amico
A causa della continua e pedestremente ripetuta pubblicazione di fantasiosi articoli, viene ormai dato per scontato che Piazza Statuto sia il vero cuore nero di Torino. Secondo le teorie più oscure e strampalate che circolano, proprio lì, in un tombino sotto un chiusino poco distante da un obelisco, si troverebbe nientemeno che la Porta dell'Inferno! Tale assunzione nascerebbe dal fatto che, cito testualmente, “A causa della sua posizione, sul 45° parallelo, farebbe da vertice a due triangoli della magia: uno bianco e uno nero”
Ebbene, non è male ogni tanto smascherare le
false notizie, capire di cosa si parla e magari ripassare un po’ di storia!
Vediamo dunque di riassumere in breve i
fatti reali…
Nel 1759, Carlo Emanuele III,
venuto a sapere che in molti altri stati europei erano state svolte misurazioni
dei meridiani geografici, affidò a Giovan Battista
Beccaria, cattedratico dell'Università di Torino, il compito di misurare la lunghezza
della parte del meridiano passante
sul territorio del Regno. Gli studi che il Beccaria condusse insieme al suo
assistente Domenico Canonica permisero, tra l’altro, di realizzare il
tracciamento della "Carta generale
dello stato sabaudo".
Nel saggio finale del 1774 intitolato “Gradus
Taurinensis”, il Beccaria attribuì al grado di meridiano la lunghezza di
112,06 chilometri e alla circonferenza terrestre quella di 40332 chilometri. Con gli strumenti a disposizione
ai suoi tempi, fu certamente un grande risultato, anche se oggi sappiamo che il
grado di meridiano è in realtà 111,137 chilometri e la circonferenza terrestre 40009,152
chilometri.
D’altro canto, per immaginare quanto all’epoca
fossero rudimentali i metodi di misurazione, basti pensare che per determinare
la lunghezza del meridiano il Beccaria si basò sulla misura del viale che collegava
Torino a Rivoli,
segnandone gli estremi con due grandi pietre di marmo ancorate al suolo. Le
misurazioni e i calcoli da lui eseguiti non gli consentirono, quindi, di
individuare la linea del meridiano con esattezza. Egli ipotizzò che per piazza
Statuto transitasse l'8° meridiano, ma questa sua assunzione si rivelò in
seguito errata, essendo Torino ad una longitudine di 07°40´.
I massi di marmo usati come riferimenti geodetici con il passare del tempo si ricoprirono di terra
e vegetazione e andarono persi e fu solo a seguito dell’occupazione napoleonica
che furono riportati alla luce dall’ingegnere Lassaret, incaricato dal Generale Sanson di
ritrovarli.
Nel 1808, al loro posto vennero
collocati due obelischi identici con un astrolabio in bronzo sul culmine, opera
dell’artista Lorenzo Lombardi, ancora oggi visibili ai due estremi di Corso
Francia a Torino e Rivoli.
Uno di questi obelischi, situato nella
piccola aiuola alla fine di Piazza Statuto, denominato popolarmente “Guglia Beccaria” o “la piramide”, è proprio
quello che viene associato ai presunti Triangoli di Magia Bianca e Nera di cui la
nostra città farebbe parte.
Si tratta, in effetti, di una credenza
popolare priva di ogni fondamento, non solo perché il monumento celebra gli
studi che il Beccaria condusse sulla determinazione di un meridiano e non già di
un parallelo, ma anche perché Torino si trova in realtà a 45,03° di latitudine
nord. Uno scostamento solo apparentemente di poco conto…
Il 45° parallelo attraversa, infatti, il
territorio torinese lungo la strada che porta alla Palazzina di Caccia di
Stupinigi, poco dopo l’incrocio per Nichelino e Borgaretto. Posizionandosi in
quel punto si è esattamente a 5000 chilometri dal Polo Nord e a 5000 chilometri
dall’Equatore. Se qualche lettore volesse una conferma del reale posizionamento
di quella linea geografica, potrà recarsi in quel posto a mezzogiorno del 21
marzo, Equinozio di Primavera, per scoprire che la sua ombra misurerà
esattamente quanto la sua altezza.
Essendo il parallelo un’immaginaria circonferenza
che gira intorno a tutto il pianeta, è evidente che Stupinigi condivide questa particolare
caratteristica con molte altre località, tra le quali, ad esempio, l’isola croata
di Krk, la francese Bordeaux, Ottawa in Canada, Minneapolis, Saint Paul e Portland negli USA, l’isola
di Hokkaido in Giappone, Harbin in Cina e Krasnodar in Russia. Tutte alla
stessa latitudine, lungo il fatidico 45o parallelo dell’emisfero
Nord!
Non ha evidentemente nessun senso
pensare che uno specifico punto su un meridiano possa avere caratteristiche
particolari. Senza contare che, se davvero esistesse un luogo in Torino collegato
a presunti triangoli magici, non dovrebbe trovarsi dove sino all’800 era solo
campagna, ma all’interno dei confini del primitivo insediamento che le antiche
popolazioni, come la Tradizione Sacra esigeva, scelsero in base a considerazioni
legate all’influenza delle energie telluriche e astrali. Un luogo giusto
avrebbe potuto essere quello in cui la Dora e il Po si uniscono, dove venne
rinvenuto un elmo etrusco donato in modo augurale alle Sacre Acque.
Tornando al nostro 45o
parallelo, se per curiosità da Stupinigi volessimo provare a seguirne l’intangibile
tracciato, andando verso est, scopriremmo che taglia Nichelino e il centro
storico di Moncalieri che, per questo motivo, gli ha intitolato il grande
centro commerciale e di intrattenimento “45° Nord”. Nella direzione opposta, andando verso ovest, si
attraverserebbero, invece, i comuni di Beinasco, Orbassano, Rivalta di Torino,
Bruino, Piossasco, Cumiana, Giaveno fino ad arrivare a Cesana Torinese.
In molti luoghi l’ideale passaggio di questa linea di latitudine è ben segnalato. Qualcuno tra i lettori, viaggiando sull'autostrada A21 Torino-Piacenza nei pressi di Voghera, avrà certamente notato, ad esempio, l’enorme cartello-ponte che sovrasta le due carreggiate di marcia per avvisare gli automobilisti che sono in procinto di attraversare il 45° parallelo. Anche sull’autostrada A7 Milano-Genova, nei pressi di Castelnuovo Scrivia, un cartello marrone mostra il parallelo su un globo per ricordarne l’attraversamento.
In conclusione, sfatiamo una volta per
tutte una delle leggende metropolitane torinesi: in Piazza Statuto non passano
né l’8° meridiano né, tantomeno, il 45o parallelo!
Inoltre, gli unici triangoli di cui si
può parlare sono quelli delle triangolazioni geodetiche effettuate dal Beccaria
come ricordato nelle iscrizioni sui due monumenti commemorativi e sulla lapide del
1934 di Rivoli posta sul marciapiede di fianco all’edicola all’inizio di Via Fratelli
Piol.
Eventualmente, gli irriducibili si dovranno
accontentare di andare a cercare il vertice del Triangolo Magico, e
probabilmente anche la Porta dell’Inferno, nei pressi di Stupinigi…
Gli appassionati del mistero potranno
consolarsi scoprendo che Giovan Battista Beccaria (il cui
nome era in realtà Francesco Ludovico che cambiò quando prese i voti nell’Ordine
dei Padri Scolopi), monaco, fisico,
matematico, scienziato, accademico, padre dell’elettricismo italiano, cultore
di discipline umanistiche, membro della Royal Society e corrispondente di Benjamin Franklin, fosse considerato ai suoi
tempi, come ebbe a scrivere Marina Jarre nel suo romanzo “Monumento al
Parallelo”, una persona dotata di poteri paranormali: “…sul finire del
settecento quando, in una città di 72.500 abitanti, rischiarata da poche
rudimentali lanterne ai crocevia, l’elettricità era ancora una forza misteriosa
con la quale solo “i maghi” potevano prendere confidenza. E mago era
considerato dal popolino Giambattista Beccaria, un frate di Mondovì che abitava
all’inizio di via Po (una stanza che fu incorporata nell’Hotel Londra sopra il Caffè
Dilei) e che aveva impiantato in una torretta un piccolo osservatorio di
meteorologia e di astronomia sormontato da una spranga di ferro: il primo
parafulmine italiano.»
Nota: articolo pubblicato su Civico20 la Rivista Online di Torino il 28 maggio 2024
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