La fantastica area archeologica di RocceRè

Roberto D'Amico




Stupore è stata la prima sensazione che ho provato nello scoprire casualmente un sito archeologico di dimensioni eccezionali proprio accanto alla valle che frequento da cinquant'anni, sullo spartiacque tra la Val Maira e la Val Varaita/Val Mala.
La seconda sensazione è stata quella di poter ammirare un'area archeologica in uno scenario che offre paesaggi mozzafiato con terrazzamenti naturali di grandi rocce orizzontali o suborizzontali letteralmente ricoperte da migliaia di coppelle (si parla di 35.000 su un'area complessiva di 25.000 metri quadri).  
La terza sensazione, infine, è quella di rendersi perfettamente conto di essere in un sito dell'Età del Bronzo (circa 4000 anni fa) che sicuramente può essere annoverato tra i più importanti non solo del Piemonte, ma dell'Europa. 

Da quanto si legge, la "riscoperta" di questo sito (ma c'è da chiedersi come mai nessuno ne abbia mai parlato prima) nasce nel 1976 a seguito della pubblicazione di un articolo da parte di due appassionati, Roberto Isoardi e Luigi Massimo, che segnalarono la presenza di alcune coppelle

Nel 1991, Roberto Baldi, studioso di storia e preistoria,  censì le prime 3000 coppelle e nel 1993 il sito venne inserito nella Carta Archeologica della Regione Piemonte.

Dal 2009 iniziò la sua valorizzazione da parte del Comune di Roccabruna. L'anno successivo vennero effettuate nuove esplorazioni da parte di Walter Isoardi, con la scoperta di ulteriori massi, dal suo nome denominati poi Massi Isoardi, e di altre incisioni su alcune rocce nella zona di Roccias Fenestre, portando il numero delle incisioni stimate a 35.000

Nel 2016 vennero effettuati i primi scavi archeologici che portarono al ritrovamento di reperti  in ceramica che confermarono la datazione del sito all’Età del Bronzo.

Nel 2018 Walter Isoardi identificò alcuni allineamenti di coppelle e massi megalitici orientati astronomicamente

Oggi vengono organizzate visite guidate e non c'è che da augurarsi che questo luogo veramente eccezionale possa finalmente trovare la sua meritata collocazione nel contesto internazionale dell'arte rupestre. Credo che sarebbe anche necessaria un'opera di conservazione, perchè alcune rocce mostrano chiaramente un degrado naturale che potrebbe a breve compromettere la sopravvivenza stessa delle incisioni.

Il sito è raggiungibile abbastanza agevolmente sia dalla Val Maira che dalla Val Mala. 
Da Val Mala si prende la strada asfaltata che in una ventina di minuti porta a Colle della Ciabra. Lasciata l'auto nella piccola piazzola proprio davanti al cartello segnaletico dell'area archeolpgica, si prosegue poi con una camminata di medio impegno che, in una trentina di minuti, permette di raggiungere superando un dislivello di circa 100 metri la cima (1829 m) e ammirare lo scenario fantsastico dei dirupi di rocce a strapiombo sulla valle, sul più alto dei quali spicca quella che non a caso è stata definita Roccia Altare.


Durante il cammino si incontra anche un grande rifugio sotto roccia, la Grotta di Balmascura, usato sin dalla preistoria, che racchiude anche una piccola sorgente. Nelle vicinanze è stata scoperta una figura antropomorfa che ha fatto supporre che possa essere stata l'abitazione dello sciamano e dei suoi aiutanti che, con ogni probabilità, furono anche gli artefici delle coppelle.che oggi possiamo ammirare stupiti. 


La grotta è piena di decine di piccole monjoie di pietre lasciate dai visitatori.
Purtroppo, per gli uomini, lasciare un segno del proprio passaggio, sia per motivi devozionali che per pura testimonianza, è un'abitudine che si perde nella notte dei tempi. Certo che sarbbe forse meglio lasciare i luoghi intatti per potervi ritrovare l'energia che li permeano naturalmente.
Passata la grotta, continuando a salire, si rimane affascinati dal bellissimo panorama che attira l'attenzione e che, ad ogni passo che si compie, immerge sempre più il visitatore in quel luogo sacro. 

La posizione, di grande effetto scenico, e l'orientamento del trampolino/altare lasciano pochi dubbi sul fatto che qui si celebrassero riti celebrativi propiziatori legati al culto solare.



Le incisioni coppelliformi che gli antichi autori hanno lasciato su quelle che dovevano essere considerate rocce sacre sono raggruppate in composizioni sul cui significato è difficile fantasticare.

Un gruppo di queste, preso a simbolo stesso del sito, raffigurerebbe una figura antropomorfa con arco. Ma la maggior parte delle coppelle ricoprono, in taluni casi sino a ricoprirle completamente, le grandi rocce della parte sommitale in modo apparentemente casuale.

Come si legge nel bellissimo sito della "Associaione degli Amici del RocceRè" Walter Isoardi è riuscito, tuttavia, ad identificare almeno sette allineamenti di canalette coppellate, oltre a massi indicatori di equinozi e solstizi.








Quando ci si trova davanti a luoghi come questo, viene spontaneo cercare di immaginare come potessero essere le genti lontane che li crearono, di cui si conosce poco e che per questo motivo vengono spesso ignorate del tutto o, al contrario, eccessivamente mitizzate. 

In realtà, si trattava di persone come noi che per sopravvivere nel mondo in cui vivevano avevano un'unica continua preoccupazione: ingraziarsi gli spiriti che animavano ogni cosa per evitare incidenti, ferite, malattie e morti, per scongiurare tempeste o inverni troppo freddi, per propiziare la pioggia, una buona caccia, un buon raccolto o la nascita di figli forti necessari alla sopravvivenza del villaggio. Nella loro società, che oggi definiamo "animista", il tempo era quindi scandito da riti e cerimonie che avevano appunto il compito di mettere in contatto tra loro la comunità e gli spiriti, attraverso l'intermediazione dello sciamano, al fine di rendere la natura e la vita più benevole. 

La Roccia Altare, in quella sua spettacolare posizione affacciata su uno strapiombo di 90 metri, potrebbe essere stato un trampolino sacrificale dal quale venivano gettate le vittime, animali, e forse anche umane, del sacrificio rituale. Tale consuetudine è forse ricordata da un'antica leggenda di Roccabruna che racconta di come un tempo qui venissero uccisi animali lanciandoli da questi alti torrioni.

Suggeriamo caldamente agli appassionati di storia antica di andare a fare una visita a questa aera archeologica, magari anche organizzandosi per la visita guidata. Ne vale certamente la pena!


Nel mio libro "L'anima segreta della Val Varaita" (Priuli&Verlucca Editori, 2000) avevo cercato di ricreare fantasiosamente una di queste cerimonie. L'avevo scritto in riferimento al grande masso/altare inciso che avevo trovato in alta Val Varaita, ma la ricostruzione vale ancor più per l'incredibile area sacra di Roccerè che doveva essere un riferimento per un gran numero di tribù e comunità umane che vivevano nelle valli circostanti e che qui si riunivano in occasione delle celebrazioni rituali principali che avevano anche una loro funzione sociale.

Dall'alto, si riescono quasi a immaginare le varie file di persone che da ogni dove risalivano in processione i sentieri per raggiungere il luogo di riunione davanti all'altare.

Lo allego come curiosità per chi avesse voglia di leggerlo.






Riferimenti:


Area Archeologica RocceRé | Coppelle Roccerè | Piemonte (coppelleroccere.com)

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