Glastonbury, la ritrovata leggendaria isola di Avalon

Roberto D’Amico

 


Fu durante la compilazione del "Le terre del mito", ormai tantissimi anni fa, che mi interessai per la prima volta della leggendaria Isola di Avalon, la mitologica Isola dei Beati dei Celti dove si dice che Re Artù si recò per morire, dedicandole un breve capitolo. S
apevo, dunque, che, secondo la tradizione celtica, essa era situata al di là dell'Irlanda e che era conosciuta con molti nomi: Sid, Ynis Witrin, l'Isola di Ghiaccio, con il suo castello di ghiaccio a forma di spirale, e Ynis Avvalach, nome derivato da quello della mela in cimbro, "afal", quindi Isola delle Mele, conosciuta anche come Isola Fortunata nella letteratura gallese. 

Mi ricordavo anche che, tra le sue possibili localizzazioni geografiche, vi era Glastonbury, una piccola cittadina del Somerset, nella Gran Bretagna sud-occidentale, ma non mi sarei certo mai aspettato di essere accolto, arrivandoci in visita, da cartelli stradali con su scritto: "Benvenuti all'Isola di Avalon"!

Come ho avuto modo di appurare in seguito, non si trattava solo di pubblicità a fini turistici, la gente del posto è realmente convinta che Avalon fosse proprio qui. E la sua convinzione è suffragata dal fatto che Glastonbury possiede, come pochi altri posti al mondo, una storia così affascinante e misteriosa da poter essere essere a pieno titolo annoverata tra i luoghi più "insoliti".
Essa è, ad esempio, famosa tra gli appassionati di astrologia in quanto si ritiene che faccia parte di un grande zodiaco disegnato sul terreno dalle forme di colline, corsi d'acqua, antichi sentieri, strade e varie caratteristiche naturali e non del terreno.
Inoltre qui sorgeva l'antica Abbazia, nei pressi della quale nel 1191 i monaci scoprirono quella che essi stessi identificarono come la tomba di Re Artù e Ginevra, che ancora oggi viene mostrata ai turisti che visitano le sue imponenti rovine. E poco importa sapere che, forse, tale ritrovamento fu uno stratagemma ideato dagli stessi monaci al fine di attirare pellegrini per raccogliere i fondi necessari per i lavori di ricostruzione dell'Abbazia, distrutta da un incendio nel 1184, sospesi dopo la morte di Enrico VII.



La cittadina conserva il fascino dei tempi passati, come la maggior parte dei paesi inglesi, ma, in più, crea la sensazione di compiere un balzo all’indietro nel tempo di una cinquantina di anni. In effetti, la celebrità di Glastonbury risale proprio ai tardi anni '60, periodo in cui esplose a livello mondiale l'interesse per il mondo dell'Insolito. Da allora nulla è cambiato.
Moderni "hippies" con chitarre, flauti, tamburelli e occhi allucinati, poeticamente definiti da Janet e Colin Bord nel loro libro "Britannia Misteriosa" come "giovani cercatori di rivelazioni spirituali", sono ovunque. Per le strade, questi personaggi, a dir poco stravaganti, si mescolano alla folla degli immancabili turisti, creando un'insolita atmosfera.
Da quanto detto non è difficile comprendere il motivo per cui cartomanti, astrologi e gruppi esoterici hanno qui trovato una sede ideale. Dappertutto, alle finestre o sulle porte delle case, sono affissi cartelli che offrono oroscopi e letture della mano e non pochi sono i negozi specializzati nella vendita di una vasta gamma di oggettistica legata al campo dell'occulto.
In questo abbiamo trovato Glastonbury molto simile alla cittadina americana di Salem, nel Massachussets, la quale, a causa della fama derivatale dal fatto di essere stata teatro di uno dei più famosi casi di stregoneria, continua ad attirare un altrettanto variopinto e numeroso pubblico e vive e prospera su un commercio turistico molto simile.
L'antica leggenda, che vuole identificare Glastonbury con l'Isola di Avalon, sembra aver aumentato credito da quando i più recenti ritrovamenti archeologici effettuati nel Somerset hanno confermato che, effettivamente, almeno fino al 4000 a.C., tutta questa vasta regione, compresa tra le Mendip Hills al nord e le Polden Hills al sud, era collegata al mare e ricoperta d'acqua e solo poche isole affioravano qua e là tra paludi ed acquitrini.


In queste mappe è raffigurata la regione del Somerset in cui giace Glastonbury, con evidenziate quelle che sino al 4000 a.C. erano  isole, (tratte da "Glastonbury Tor" di Nick Mann). Come si può vedere,Glastonbury giace proprio al centro della più grande di queste antiche isole. In realtà più che di un'isola si trattava di una penisola, in quanto era collegata alla terra ferma con una sottile striscia di terra, tagliata sin dai tempi preistorici da un profondo fossato (forse proprio per trasformarla in isola?). 
Di forma vagamente circolare, essa comprendeva tre colline, tra le quali il Tor, che con i suoi 158 metri di altezza e oltre 300 di lunghezza, emerge e domina il paesaggio ancora oggi. Ed è proprio questa, secondo noi, la particolarità unica di Glastonbury: il Tor, una grande collina, completamente priva di alberi, di forma tanto insolita da sembrare artificiale. A seconda delle interpretazioni essa è stata paragonata ad una grossa barca rovesciata, ad un dorso di balena e, addirittura, ad un'astronave. 
Sulla sua sommità, presumibilmente nel IX secolo, venne costruito il monastero di S. Michele, sopravvissuto fino al 1539 e del quale oggi non rimane che la torre, edificata nel 1360, che, con la sua presenza contribuisce a conferirle un aspetto ancora più misterioso, facendola assomigliare in modo impressionante ad un gigantesco sottomarino...




Non è forse inutile ricordare che la dedica a S. Michele, caratteristica comune a tantissime chiese costruite su luoghi elevati in ogni parte d'Europa, fu nella cristianità ideata per contrastare, e simbolicamente uccidere sotto forma di Drago, il dio pagano al quale prima di lui le alture erano dedicate: il dio solare dei Celti Bel (anche Belen o Belin).
È interessante notare, a questo proposito, che un'altra interpretazione della possibile origine del nome di Avalon lo associa proprio a quello di Belen, detto anche Ablun. Una semplice coincidenza?
Il Tor sembra emanare una indefinibile "energia". Forse sarà stata solamente autosuggestione, ma sembrava quasi di sentirla attraversarmi il corpo mentre compivo l'ascesa per il lungo e faticoso sentiero che conduce alla vetta.
Mi sembrava di calpestare un gualche cosa di estraneo, di anomalo, di innaturale... Ecco, se dovessi definire il Tor con un solo aggettivo lo definirei così: innaturale.
  
Che il luogo abbia caratteristiche particolari è indubbio, come dimostra un'altra leggenda che lo collega neinet meno che al Santo Graal!
Due sorgenti, la White Spring (la Sorgente Bianca) e quella che si origina dal cosiddetto Chalice Well (il Pozzo del Calice), sgorgano ai suoi piedi, e, pur essendo a meno di quaranta metri di distanza tra loro, producono acque totalmente diverse, come le analisi hanno dimostrato confermando quanto la tradizione tramandava.

 

In particolare, una delle due sorgenti, quella del Chalice Well, chiamato anche Holy Well (Pozzo Sacro) o Blood Spring"(Sorgente di Sangue), da cui sgorga un'acqua di colore rosso, che oggi sappiamo essere prodotto dall'elevato contenuto in ferro, è associata dalla leggenda al sangue di Cristo, essendo stato proprio in quel pozzo che Giuseppe d'Arimatea avrebbe nascosto il Santo Graal da lui trasportato dalla Terra Santa.
Secondo una tradizione tutta locale, Giuseppe d'Arimatea avrebbe portato con sè non solo una coppa, bensì due ampolle contenenti una il sangue e l'altra l'acqua delle ferite (o, secondo un'altra versione, il sudore) di Cristo e le due sorgenti sarebbero scaturite dai luoghi in cui egli le sotterrò. 
Considerando il fatto che presso i Celti le sorgenti erano ritenute possedere poteri soprannaturali, tanto che si tramanda che i Druidi profetizzassero per mezzo di incantesimi nelle loro vicinanze, alcuni ricercatori hanno ipotizzato che le due sorgenti fossero utilizzate dagli antichi Sacerdoti in una cerimonia durante la quale i due ruscelli, quello bianco e quello rosso, venivano convogliati in un unico corso d'acqua a simboleggiare l'unione delle due forze cosmiche che concorrono a rinnovare la vita.
Per quanto riguarda l'acqua del Chalice Well, non è superfluo menzionare che le sue proprietà curative sono note da sempre, caratteristica questa comune a molte sorgenti oggetto di culto in tempi antichi.  In particolare si ricorda che il 5 Maggio 1751, oltre 10.000 persone, provenienti da ogni parte dell'Inghilterra, invasero la città, dopo aver saputo che un certo Matthew, cancelliere di North Wootton, era qui guarito dall'asma. Nello stesso anno venne pubblicato un rapporto ufficiale contenente le testimonianze, giurate di fronte ad un magistrato come vere e genuine, sulle guarigioni miracolosamente ottenute. Tra le malattie o infermità citate sono ulcere, cecità e sordità. Una terza sorgente meno famosa, quella detta "S. Dunstan Well", sgorga a circa 400 metri di distanza dal lato sud-est del Tor.
Nel particolare terrazzamento di questa collina, che comprende sette differenti livelli, alcuni studiosi hanno voluto vedere le tracce di un antico persorso processionale ed hanno suggerito l'ipotesi che questa fosse un grande centro sacro al di sopra del quale venivano celebrati importanti riti di fertilità legati al culto solare. Secondo quei ricercatori il Tor sarebbe stato una specie di grande labirinto tridimensionale ed hanno paragonato il complicato percorso da essi ricostruito sui suoi pendii con le figure dei misteriosi labirinti preistorici, a dimostrarne la similitudine e la sacralità.
Molti pensano, invece, che questi terrazzamenti siano dovuti al lavoro dei monaci durante il periodo medioevale per scopi agricoli, ma anche in questo caso difficile stabilire se furono essi stessi a ricavarle dalla collina o se fossero a loro preesistenti.
Non esistono che pochi resti del periodo preistorico e non è quindi possibile che fare delle speculazioni. Molti sono comunque concordi nel ritenere che, al di là delle varie congetture più o meno fantastiche, una collina così particolare come il Tor non abbia potuto fare a meno di essere utilizzata a fini religiosi in un periodo in cui le colline, naturali o artificiali, erano normalmente utilizzate per cerimonie sacre.

Sopra od intorno al Tor non sono oggi visibili megaliti, ma alcune pietre giacenti alla base della collina sono state interpretate come i possibili resti di antiche pietre erette allineate secondo la direttrice indicante il sorgere del sole nei giorni delle antiche festività celtiche di Beltane e Lugnasod. Si dice anche che la cappella di San Michele incorporò molte pietre appartenute ai precedenti culti pagani, cosa alquanto verosimile
Da alcuni reperti archeologici rinvenuti sul Tor, è appurato che, prima dei monaci, esso fu occupato 
verso il VI-VII secolo a.C., da popolazioni celtiche e dai Sassoni (IX -XI sec). A cavallo tra Celti e Sassoni si colloca il periodo conosciuto come "Età Oscura", dove la storia si confonde con la leggenda e la tradizione del mitico Re Artù.
La prima menzione a riguardo del collegamento Re Artù-Glastonbury risale al XII secolo, allorché Caradoc, monaco di Llancarfan, scrisse nella sua "Vita di Gildas", che nel VI secolo Artù assediò la fortezza sulla cima del Tor, dove Melwas, re della Contea di Summer, aveva imprigionato Ginevra, dopo averla rapita. La natura paludosa del luogo non consentì tuttavia ad Artù di liberare la regina ed allora Gildas e l'Abate intervennero e la storia narra che Ginevra venne restituita ad Artù dopo che essi celebrarono una messa nella vecchia chiesa. Giraldus Cambrensis, nel 1193, è, invece, il primo che collegò direttamente Glastonbury alla mitica Isola di Avalon. "Il luogo dove oggi è Glaston - egli scrisse- era anticamente chiamato l'Isola di Avalon... e Morgana, nobildonna signora e sovrana di quelle parti, e consanguinea di Re Artù, lo portò all'isola ... per potergli curare le ferite."
Secondo quanto scritto da Geoffrey di Monmouth nella sua "Vita di Merlino", Avalon era governata da nove sorelle, con a capo la Maga Morgana. Egli scrisse anche che la famosa spada di Artù, Excalibur, venne forgiata lì.
Una delle fonti più antiche riguardanti Avalon è Robert de Boron, il quale ci dice che essa era posta nell'estremo occidente, dove per comando divino si erano recati alcuni cavalieri della schiera di Giuseppe d'Arimatea. Dal canto suo, nel XIII secolo, William di Malmesbury scrsse che, inviato in Britannia dall'Apostolo Filippo alla testa di 12 discepoli, Giuseppe d'Arimatea, su indicazione dell'Arcangelo Gabriele, fondò la prima chiesa a Glastonbury. Questa sarebbe così stata il primo centro cristiano in quella contrada, particolare non del tutto irrilevante e che potrebbe indicare la sovrapposizione al più importante centro pagano preeistente.


Un secolo più tardi John di Glastonbury completò l'intricato quadro inserendo Giuseppe d'Arimatea come capostipite nella genealogia di Re Artù. Per questo motivo lo stemma di Giuseppe d'Arimatea, è molto comune nell'area di Glastonbury. 
Sino a qualche secolo fa sarebbe anche esistita una prova tangibile della identificazione di Avalon con Glastonbury. Durante la scoperta dei resti di Artù e Ginevra le cronache ci dicono, infatti, che i monaci rinvennero fissata alla cassa del re una croce di piombo con sopra incisa una scritta che non lascia spazio a dubbi: "Hic iacet sepultus inclitus rex Arturius in Insula Avalonia".


Purtroppo la croce in questione è scomparsa da tempo, ma di lei esiste un disegno fatto nel 1607 dall'antiquario William Camden, che ebbe modo, come tanti altri prima di lui, inclusi personaggi reali, di toccarla con mano. Secondo studiosi dell'antico sassone, lo stesso nome della città deriverebbe da Glastingeburi, che in quella lingua starebbe a significare "Città di ghiaccio", chiaro riferimento alla mitica isola di Ynis Witrin.
Come per la maggior degli antichi centri sacri, anche per il Tor il popolo creò leggende al fine di riuscire a tramandarne l'antica sacralità' ed a salvaguardarlo dall'annientamento nel periodo in cui il Cristianesimo tentò di distruggere ogni ricordo del preesistente paganesimo.
Una delle leggende più' famose vuole che esso fosse la dimora di Gwyn ap Nudd, Re delle Fate e Signore di Annwn. Gwynn "il bianco" appare spesso nei miti celtici come eroe semi-divino, solitamente associato con le "Fairy Hills" (colline delle fate) e in alcune parti della Britannia era identificato con lo stesso Artù. Entrambi cavalcano insieme durante la Caccia Selvaggia e nel Somerset si dice che, quando tira vento di tempesta, i Cwm Annwn, i cani dal corpo bianco e dalle orecchie rosse utilizzati in questa caccia, vanno alla ricerca delle anime dei morti per riportarle nell'aldilà'.
Un gran numero di tradizioni vogliono poi che il Tor nasconda dentro di sè tunnel che lo unirebbero all'antica Abbazia, che sia cavo o che contenga una grotta di cristallo ed un tempio druidico sotterraneo. Si parla di persone scomparse al suo interno e mai più' ricomparse o ritornate impazzite. Si tratta, forse, di storie derivate dalla sua antica attribuzione ad ingresso del Mondo dell'Aldilà, a quel palazzo di cristallo situato sull'isola di Avalon dove le anime dei Celti andavano in attesa della loro reincarnazione.
Così come per Stonehenge o Avebury e tutti i più grandi monumenti inglesi, anche per il Tor i tentativi di individuarne orientamenti o allineamenti astronomici particolari si sprecano.
I già menzionati "cercatori di rivelazioni spirituali" hanno fatto sì che alle leggende antiche se ne siano aggiunte di moderne. A partire dagli anni '60, infatti, sul Tor si sono tornate a celebrare un gran numero di antiche festività druidiche e riti magici ed esoterici di varia natura ed è già divenuto leggenda il fatto che alcuni monaci tibetani abbiano qui levitato e riscoperto le chiavi sonore in grado di aprire le porte alle città di cristallo sotterranee... 
Infine, non poteva certo mancare che, in certi ambienti, il Tor sia stato identificato come un punto di riferimento planetario per gli Ufo o che sotto di esso sia niente meno che Shamballa, il Mistico Centro del Mondo... Su tutto questo non val nemmeno la pena si parlare.
MI sono per lungo tempo interessato ai tumuli e alle piramidi di terra inglesi e conosco molto bene il carattere alquanto insolito del Wessex, regione di cui anche il Somerset fa parte, e come questo avesse favorito il nascere, sin dal XVIII secolo, di correnti di pensiero molto particolari. 
In nessun altro luogo del Wessex, tuttavia, ho trovato una concentrazione di tradizioni come a Glastonbury: druidismo e tradizioni celtiche, Isola di Avalon, Re Artù, Santo Graal, sorgenti sacre e curative, il Tor, la chiesa di S. Michele, Fate e Piccolo Popolo, Mondo Sotterraneo, fenomeni paranormali, caratteristiche astrologiche…
Non sapremo mai con certezza se questa fu la vera Isola di Avalon, ma, se dovessi oggi riscrivere il capitolo a lei dedicato nel mio libro, darei sicuramente molto più' spazio a Glastonbury, perchè si tratta di un luogo unico, che conserva l'atmosfera del sacro che l'uomo gli ha attribuito in ogni epoca. 
E se il Tor è già stupefacente oggi, possiamo solo immaginare quale effetto dovesse provocare sulle menti degli antichi abitanti quando era circondato dall'acqua. Quale altra isola avrebbe potuto essere più' indicata di quella a rappresentare la mitica Avalon?
 

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