Il curioso enigma del Cristo col cappello del castello scozzese di Glamis

Roberto D'Amico  

Fu durante una visita al bellissimo castello di Glamis, in Scozia, nell'Angus, casa natale della Regina Madre, che la mia attenzione venne per la prima volta attratta da una curiosa ed insolita raffigurazione iconografica del Cristo che mi ha spinto ad effettuare una ricerca che penso possa essere interessante per gli appassionati dell'Insolito.

Tanto per inquadrare il racconto, ricordo che il castello di Glamis è un imponente e affascinante insieme di costruzioni sovrapposte e affiancate che permettono, visitandole, di ripercorrere tutta la storia scozzese dall’anno mille ad oggi; il castello è, tra l’altro, riconosciuto come una delle dimore infestate più famose di tutto il Regno Unito.

In realtà, è il luogo stesso che, prima ancora che il castello fosse costruito, è stato teatro di macabri accadimenti; la leggenda narra, ad esempio, che fu proprio qui, esattamente sul luogo in cui esso sorgerà più tardi, che Macbeth avrebbe ucciso suo cugino Duncan I, re di Scozia.

Per uno strano destino, qualche anno dopo, nel 1034, un altro re di Scozia, Malcom II, fu tagliato a pezzi da un manipolo di ribelli all'interno del castello e il suo sangue formò sul pavimento una grande macchia che nessuno riuscì più a cancellare e che ancora oggi viene mostrata ai turisti.

Nonostante queste storie di assassinii, l'origine della maledizione del castello e delle numerose morti ad esso legate viene, però, fatta risalire a Sir John Lyon che lo acquistò nel 1372.

Secondo la leggenda, nella sua dimora precedente, il palazzo Forteviot, Sir John possedeva un calice che non avrebbe mai dovuto essere spostato dal luogo in cui era conservato, altrimenti terribili disgrazie si sarebbero abbattute sulla discendenza di colui che avrebbe compiuto tale gesto. Sir John non diede peso a questa stupida diceria e portò con sé il calice a Glamis e, da allora, iniziarono a verificarsi misteriose ed orribili morti, ad iniziare proprio da Sir John che morì durante un duello undici anni dopo.

Nel XVI secolo fu la volta di Janet Douglas, “Lady Glamis” come veniva chiamata, moglie del sesto conte di Glamis, la quale, sospettata di aver tentato di avvelenare re Giacomo V e accusata di stregoneria, dopo aver trascorso molti anni in prigione venne messa al rogo davanti al castello di Edimburgo. La tradizione vuole che, dopo l’esecuzione, il suo spettro abbia fatto ritorno a Glamis e che di tanto in tanto sia stato visto dondolarsi in una vampa di fuoco sopra l'orologio della torre. E nella piccola cappella privata del castello uno dei 46 posti è ancora oggi riservato al fantasma di Lady Glamis, soprannominato “The Grey Lady” e nessuno si oserebbe mai di occuparlo.

È in questa cappella, nella quale sono esposti molti quadri, che si trova l’oggetto di questo articolo.

                                             

Si tratta di un dipinto opera dell’artista olandese Jacob de Wet, al quale nel 1688 Patrick, primo conte di Strathmore, commissionò molti lavori nel castello, che raffigura un Cristo molto insolito, soprannominato “il Giardiniere”, con un lungo mantello e un cappello nero a falda larga in testa e una zappa in mano intento a parlare a Maria Maddalena (1). Per spiegare questo curioso particolare, le guide del castello raccontano una storia alquanto bizzarra su questo quadro, dicendo che si tramanda che originariamente il Cristo fosse stato raffigurato senza cappello, e che questo venne aggiunto in un solo giorno come sgarbo vendicativo dal de Wet, quando, terminato il suo lavoro, il conte si rifiutò di dargli la somma di denaro pattuita, evidentemente non soddisfatto del suo lavoro.

Una tale spiegazione lasciò il mio appetito di ricercatore dell’Insolito assolutamente insoddisfatto. Ho così compiuto una ricerca che mi ha condotto rapidamente alla soluzione del curioso enigma.

Il dipinto del de Wet rappresenta, infatti, conformemente all’iconografia tradizionale cristiana un ben noto episodio del Vangelo, non secondo il breve cenno fattone nel Vangelo di Marco (16,9), bensì secondo il più ampio e dettagliato testo di Giovanni (20,11-18): l' apparizione presso il sepolcro del Cristo alla Maddalena piangente, che inizialmente, non immaginando certo di trovarselo di fronte risorto, lo scambia per il custode del giardino. (2)

Questo genere di raffigurazione appartiene ad una vastissima casistica di opere di una moltitudine di autori, famosi e non, che hanno variamente e, in molti casi, personalmente interpretato l’episodio, conosciuta comunemente sotto la comune dicitura di  Noli me tangere”.

“Noli me tangere”, è la frase latina, per molti secoli è stata interpretata con il significato di "non mi toccare”, che Gesù risorto avrebbe pronunciato per tenere lontana Maria Maddalena protesa verso di lui accanto al sepolcro scoperchiato. Le moderne traduzioni della bibbia Nuova Riveduta e Bibbia CEI hanno, però, rivisto questa interpretazione, ritenendo paradossale una così forte intimazione che mal si addice al personaggio di Cristo, in favore di una nuova lettura col significato di  non mi trattenere”.

Questo incontro tra Gesù e Maria Maddalena fu un tema ricorrente dell'iconografia religiosa nel periodo che va dal tardo medioevo al rinascimento e ispirò diversi pittori in tutta Europa, tra i quali possiamo ricordare il Beato Angelico, Duccio di Buoninsegna, il Correggio, Tiziano Paolo Veronese, Nicolas Poissen, Hans Memling e Hans Holbein il Giovane.

Se è vero che la maggior parte delle opere attinenti l’episodio del “noli me tangere” raffigura il Cristo secondo l’iconografia classica, è altrettanto vero che molti artisti interpretarono, invece, la scena in modo più fantasioso decidendo di ritrarre i personaggi, secondo l’usanza del periodo, abbigliati secondo la moda del tempo e del luogo in cui vivevano.

È questo il caso del de Wet, che abbigliò il Cristo con i vestiti tipici dei lavoranti della terra della sua patria, e di altri artisti, a lui più o meno contemporanei, che compirono un’analoga operazione creando scene ambientate nei luoghi in cui vivevano.

La casistica è assai ampia, ma ne ho selezionato alcuni esempi ad esemplificazione di quanto affermato.

                                                             

Inizio citando la bellissima opera del pittore italiano Giuseppe Diamantini (Fossombrone 1621 - 1705) conservata a Vicenza nella chiesa dei Santi Felice e Fortunato nella quale si vede il Cristo con zappa sulla spalla e un curioso cappello di paglia tipico dei contadini della zona.

In ambiente completamente diverso appare il Cristo fantasiosamente caratterizzato da un grande cappello di chiara fattura nordica del pittore fiammingo Martin de Vos (ca.1532-1603).                                               

Allo stesso periodo appartiene il dipinto murale del 1563 conservato nella Cattedrale di Bari nel quale possiamo ammirare un altro splendido esempio  di un Cristo abbigliato in modo rinascimentale con cappello e vanga nel gesto di allontanare da lui la Maria Maddalena.

                                                          

Non posso, poi, non citare l’incisione del grande Albrecht Dürer che, in periodo antecedente, il de Wet rappresenta il Cristo con la solita zappa e un cappello a falda larga tipico della sua terra.

                                                           
Continuo con la mia breve carrellata di esempi di Cristo col cappello mostrando il quadro di Battistello Caracciolo Giovanni Battista Caracciolo, comunemente conosciuto solo come il Battistello importante seguace dell'arte di Caravaggio.

                                             

Infine, concludo con il quadro “Noli me tangere“ del 1581 della pittrice italiana Lavinia Fontana appartenente alla corrente del tardo manierismo, nel quale il Cristo appare con il tipico cappello di paglia dei contadini dell’epoca.

                                                      

Spero di aver solleticato la curiosità dei nostri amici lettori e lascio a chi di loro vorrà approfondire l’argomento il piacere di individuare altri esempi di opere con il Cristo col cappello, una curiosità sicuramente poco nota, se non agli addetti ai lavori.

Nota

La fotografia del quadro del de Wet conservato nel castello di Glamis è stato tratto dal libretto “Il castello di Glamis” di Robert Innes-Smith, Pilgrim Press Ltd, 1993.

1) 11Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. 15Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". 16Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! 17Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". 18Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto.

Commenti

Post popolari in questo blog