Il Globo-gnomone di Matelica
Roberto D'Amico
Nel 1985, a Matelica, durante le operazioni
di scavo che interessarono le fondamenta del Palazzo Pretorio del XIII
secolo, fu trovata una sfera di marmo bianco di 29 centimetri di diametro.
Sulla sua superficie, il globo presentava
un grosso foro conico, probabile sede di un sostegno, due grandi
curve incise, una di forma circolare, l'altra semicircolare e
perpendicolare alla prima, una sequenza
di 13 fori contrassegnati da lettere greche e disposti a formare due
archi simmetrici e tre circonferenze
concentriche più piccole, anch’esse contrassegnate da lettere e parole
greche.
Il reperto è oggi esposto nel museo
cittadino.
Per molti anni studiosi e ricercatori hanno cercato di capire l’origine di tale manufatto. Le iscrizioni in greco, sarebbero secondo loro, una prova che esso sia di origine greca e lo hanno paragonato al cosiddetto Globo di Prosymna, rinvenuto nel 1939 nell'Argolide, in Grecia, datato al II secolo a.C..
Non voglio certo contestare questa ipotesi, resta il fatto che la sola presenza di iscrizioni in greco non provano necessariamente che la sfera di Matelica sia da far risalire all’antica Grecia. Così come il latino, anche il greco fu una lingua spesso usata in passato da matematici e astronomi, e considerando che questo tipo di quadrante solare era diffusissimo nel Settecento, sarei portato a credere che altro non si tratti di una delle tante palle sferiche, di marmo o di metallo con sopra tracciati insiemi di circonferenze raffiguranti i meridiani, l'orizzonte, l'equatore e le linee solstiziali, presenti in numero cospicuo in tutta Europa.
Il funzionamento di questi “orologi solari” è ben noto e assai semplice: si orientava il globo sul piano orizzontale e in direzione del polo celeste, poi si faceva ruotare l'indice a coltello fino a che questo non si disponeva in modo da proiettare la sua ombra sul meridiano, o linea oraria, segnando l'angolo orario del sole e quindi l'ora astronomica.
Per molti anni studiosi e ricercatori hanno cercato di capire l’origine di tale manufatto. Le iscrizioni in greco, sarebbero secondo loro, una prova che esso sia di origine greca e lo hanno paragonato al cosiddetto Globo di Prosymna, rinvenuto nel 1939 nell'Argolide, in Grecia, datato al II secolo a.C..
Non voglio certo contestare questa ipotesi, resta il fatto che la sola presenza di iscrizioni in greco non provano necessariamente che la sfera di Matelica sia da far risalire all’antica Grecia. Così come il latino, anche il greco fu una lingua spesso usata in passato da matematici e astronomi, e considerando che questo tipo di quadrante solare era diffusissimo nel Settecento, sarei portato a credere che altro non si tratti di una delle tante palle sferiche, di marmo o di metallo con sopra tracciati insiemi di circonferenze raffiguranti i meridiani, l'orizzonte, l'equatore e le linee solstiziali, presenti in numero cospicuo in tutta Europa.
Il funzionamento di questi “orologi solari” è ben noto e assai semplice: si orientava il globo sul piano orizzontale e in direzione del polo celeste, poi si faceva ruotare l'indice a coltello fino a che questo non si disponeva in modo da proiettare la sua ombra sul meridiano, o linea oraria, segnando l'angolo orario del sole e quindi l'ora astronomica.
Nella tavola sopra riportata, vediamo un modello disegnato dal matematico e gnomonista francese Jacques Ozanam nella seconda metà del ‘700, che mostra un quadrante sferico associato ad un quadrante cilindrico che gli fa da base.
Nelle fotografie sottostanti riporto alcuni tra i numerosissimi esempi di sfere dello stesso tipo di quella scoperta a Matelica nel seguente ordine: globo di Strasburgo del 1738, due esempi inglesi a Penrith e Silloth, in Cumbria, e Beuda (Garrotxa, Girona) in Catalogna, i gnomoni sferici francesi di Alençon e Château des Monts, Locle.
Commenti
Posta un commento